Nel 2025, l’Italia ha preso una delle decisioni di sanità pubblica più significative del decennio: è diventata il primo Paese al mondo a riconoscere legalmente l’obesità come una malattia cronica, progressiva e recidivante.
Perché questa decisione ha avuto un’eco così ampia, non solo in Italia ma in tutto il mondo? Per milioni di persone, che hanno portato per anni il peso dello stigma, rappresenta molto più di un cambiamento normativo. È un riconoscimento della realtà, atteso da tempo.
La decisione dell’Italia è arrivata proprio al momento giusto. Ma solleva anche una domanda importante: e ora cosa succederà?
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Obesità: l’Italia Paese guida
Per anni, l’obesità è stata descritta come una questione di forza di volontà. A chi ne soffriva veniva chiesto di “assumersi la responsabilità”, nonostante decenni di evidenze indicassero il ruolo decisivo della biologia, dell’ambiente, dello stress e dell’accesso alle cure.
La nuova legge italiana allinea finalmente la percezione pubblica alla realtà scientifica. Sostituisce la colpa con il riconoscimento e stabilisce un precedente che altri Paesi, ora, possono seguire.
Il ruolo dei farmaci GLP-1
I farmaci GLP-1 hanno trasformato il dibattito globale sull’obesità. Hanno contribuito a destigmatizzare le cure e hanno offerto a molti pazienti la prima vera possibilità di progresso. Ma non sono mai stati progettati come una soluzione autonoma.
La vastità delle sfide diventa chiara quando si esaminano i dati. Più di 1 italiano su 10, tra adulti e bambini, sono ora classificati come obesi secondo le più recenti definizioni mediche, ma tra quelli idonei al trattamento con GLP-1 circa il 50-60% interrompe le cure entro un anno a causa degli effetti collaterali o dei risultati insostenibili. E dopo l’interruzione, il peso di solito ritorna immediatamente.
Fare affidamento esclusivamente sui GLP-1 rischia di creare un ciclo di successi a breve termine seguiti da delusioni a lungo termine.
Per curare l’obesità serve un cambiamento comportamentale
L’obesità è sia metabolica sia comportamentale. I farmaci possono dare il via ai progressi, ma non riescono a costruire le abitudini, le routine e le scelte quotidiane necessarie per mantenere la salute.
Il cambiamento comportamentale a lungo termine non è un “optional” , ma è il fulcro di una cura efficace dell’obesità.
In Italia, i medici si stanno già muovendo in questa direzione. Al recente congresso SICOB a Sorrento, nuovi dati hanno mostrato che i pazienti che utilizzano una terapia GLP-1 a basse dosi abbinata a un supporto non invasivo e focalizzato sul comportamento hanno ottenuto una significativa perdita di peso, una migliore tolleranza e il mantenimento della massa magra. Probabilmente, la cosa più importante è che tutti hanno aderito al trattamento al 100%, un risultato raro nella cura dell’obesità.
I clinici osservano questo cambiamento in tempo reale: “Nella nostra serie di casi – ha spiegato il dott. Luigi Flagiello, specialista in chirurgia bariatrica e membro SICOB – combinare una terapia GLP-1 a basse dosi con il palloncino gastrico ingeribile e ‘procedureless’ ha aiutato i pazienti a perdere peso mantenendo la massa magra e, soprattutto, tutti hanno aderito al trattamento. È un passo avanti fondamentale nell’aiutare i pazienti a raggiungere risultati più sani e sostenibili.”
La terapia combinata per ottenere risultati duraturi
Un singolo intervento non può invertire una malattia cronica. Ma la giusta combinazione può riuscirci.
Approcci integrati che abbinano i farmaci a un supporto comportamentale strutturato stanno producendo i migliori risultati. I pazienti in oltre 80 Paesi, Italia compresa, mostrano una perdita di peso media del 20% circa, accompagnata da un aumento della massa magra, fondamentale per la salute metabolica a lungo termine.
Questo è il futuro della cura dell’obesità: non soluzioni rapide, ma un supporto personalizzato, duraturo e non invasivo che i pazienti possono seguire con costanza.
Obesità, il mondo dovrebbe seguire l’esempio dell’Italia
La decisione dell’Italia è stata coraggiosa, necessaria e attesa da tempo. Ma non può rimanere un caso isolato. Entrando nel 2026, i Paesi che continuano a trattare l’obesità come una questione di responsabilità personale faranno fatica a ottenere progressi significativi.
Per migliorare i risultati, ridurre i costi della sanità nazionale a lungo termine e offrire alle persone con l’obesità le cure che meritano, le autorità sanitarie in tutto il mondo dovrebbero seguire la strada tracciata dall’Italia.
Riconoscere l’obesità come una malattia cronica è il primo e più essenziale passo per creare le condizioni che consentono un cambiamento comportamentale duraturo.
L’Italia ha dato l’esempio. Ora sta al mondo allinearsi.






