L’adozione del Cloud in Sanità non accenna a rallentare. Secondo alcune previsioni (Mordor Intelligence), nel 2024 le organizzazioni sanitarie spenderanno 49,14 miliardi di dollari, che diventeranno 83,93 miliardi entro il 2029, con un tasso medio di crescita annuale (CAGR) dell’11,30%.
Il trend positivo non è solo il risultato dell’accelerazione impressa dalla recente pandemia, ma ha molte ragioni sottostanti. Le strutture sanitarie private, per esempio, devono migliorare l’accessibilità dei loro servizi, mentre tutto il sistema chiede a gran voce più trasparenza, personalizzazione e un focus sulla patient experience.
Chiaramente, l’obiettivo non è solo quello dell’esperienza, ma di migliorare proprio gli esiti di salute attraverso l’analisi dei dati, le tecnologie all’avanguardia (AI) e un continuo ricorso all’innovazione.
Il cloud computing è la base con cui ottenere tutto questo.
Indice degli argomenti
Cloud in Sanità, un’evoluzione non priva di sfide
L’impiego del Cloud è una pratica comune per tutte le aziende, comprese quelle del settore sanitario. Tuttavia, la sua evoluzione non è stata priva di difficoltà a causa delle peculiarità di questo specifico ambito: da un lato, gestire la salute delle persone richiede prestazioni di elaborazione e di trasmissione di altissimo livello e una disponibilità dei sistemi senza compromessi; dall’altro, la severa normativa che regola la gestione e il trattamento dei dati, peraltro simile ad altri settori come quello finanziario, ha creato ulteriori freni ad una diffusione capillare.
Per queste ragioni, il modello di riferimento per il Cloud in Sanità è sempre stato quello ibrido, con una componente privata ideale per il controllo sui dati sensibili (di cui questo mondo è ricchissimo), e una pubblica per l’accesso rapido all’innovazione, per la scalabilità virtualmente illimitata e il modello di costo as-a-service.
Si è quindi sviluppata una bipartizione piuttosto netta tra processi core e non-corenell’ambito della pratica clinica e sanitaria, riservando inizialmente la componente pubblica del cloud ibrido, erogata dai grandi hyperscaler, esclusivamente alle attività non critiche.
La nascita del Cloud for Healthcare
Negli ultimi anni, la visione appena descritta sta dando segni di cedimento un po’ in tutti i settori.
Se escludiamo un tema di latenza in determinate attività critiche (ad esempio, telechirurgia), che suggerisce implementazioni on-premise o, comunque, all’edge della rete, la replica in-cloud dei numerosi controlli necessari per soddisfare i requisiti normativi ha fatto nascere piattaforme cloud pubbliche “for Healthcare” fondate su sicurezza, performance, servizi ad hoc innovativi, scalabilità e modello as-a-service, con il tipico approccio flessibile e modulare dell’universo PaaS (Platform as-a-service).
Ovviamente, la trasformazione innescata dal Cloud non è solamente tecnologica, ma richiede un ripensamento sistemico dei modelli organizzativi e dei processi, nonché un’evoluzione culturale che tutte le strutture sanitarie hanno (almeno) iniziato a percorrere.
D’altronde, viviamo nell’era data-driven, assistiamo ogni giorno alla potenza dell’AI generativa e siamo consapevoli di quanto la valorizzazione del dato potrebbe dare alle attività diagnostiche e alla personalizzazione dei percorsi di cura, per cui l’adozione della tecnologia cloud – anche in Sanità – è inevitabile e giustifica le forti previsioni di crescita del mercato nei prossimi anni.
Cloud in Sanità: un’offerta di mercato variegata e sconfinata
Praticamente tutti i grandi cloud provider, consapevoli dell’opportunità di partecipare da protagonisti alla suddetta trasformazione epocale, sono presenti con declinazioni verticali della propria offerta in ambito Healthcare. E ad essi si affiancano una serie di altri player di varia tipologia e dimensioni che, a loro volta, offrono piattaforme ad hoc e servizi cloud per la Sanità di diverso tipo dedicati all’intero ecosistema sanitario.
Tutto ciò crea un’offerta di mercato tanto variegata quanto, praticamente, illimitata.
Di seguito, senza pretesa di esaustività, uno spaccato dello stato dell’arte della suddetta offerta con le principali caratteristiche delle proposte di alcuni tra i più noti player dell’IT: Amazon, Google, IBM, Microsoft e Oracle.
Si consiglia chi fosse interessato all’argomento di continuare a seguirci, dato che – a partire dal presente servizio – continueremo, qui su HealthTech360, ad analizzare il Cloud in Sanità con ulteriori approfondimenti delle proposte più interessanti di player di settore sia internazionali che del panorama italiano.
Amazon AWS: il Cloud per la Sanità
Amazon, leader del mondo Cloud, offre un vasto portfolio di servizi AWS progettati per affrontare le sfide dell’Healthcare. Servizi per i quali Amazon vanta 1000 requisiti di conformità globale convalidati da terze parti, 32 Regioni per rispettare la sovranità dei dati, più di 90 set di dati scientifici, sanitari e di genomica aperti su cui lavorare.
Sono anche previsti servizi specifici su Cloud per la Sanità quali:
- AWS HealthOmics, che fornisce supporto di elaborazione al trend della genomica;
- AWS HealthImaging per l’analisi avanzata di enormi volumi di imaging radiologico;
- AWS HealthScribe per la generazione automatica di note cliniche da conversazioni vocali e testuali.
Così come per tutti i grandi hyperscaler, le soluzioni possono coprire l’intero macrocosmo della trasformazione digitale in Sanità, dall’evoluzione dei sistemi clinici ai modelli di ML specifici per i dataset sanitari fino agli universi finanziario e della patient experience.
Google Healthcare API
Google offre un servizio cloud ad hoc per la Sanità, Healthcare API, per l’importazione, la trasformazione e l’archiviazione di dati sanitari nei formati standard FHIR, HL7v2, DICOM e testo non strutturato.
Grazie al supporto dei suddetti standard per i dati sanitari, l’API Cloud Healthcare fornisce un ambiente di sviluppo gestito, scalabile e di livello aziendale per creare in sicurezza soluzioni cliniche e analitiche su Google Cloud.
Queste le principali funzionalità messe a disposizione dall’API Cloud Healthcare di Google:
- Integrazione con strumenti di AI e machine learning
Mette in condizione di sfruttare il valore dei dati sanitari consentendo l’integrazione con soluzioni avanzate di analisi e machine learning quali BigQuery, AutoML e Vertex AI;
- Scalabilità gestita
Fornisce scalabilità serverless web-native, ottimizzata dall’infrastruttura di Google. Basta attivare l’API e iniziare a inviare le richieste senza eseguire alcuna configurazione iniziale;
- Gestione dei dati FHIR e DICOM
Supporta l’importazione e l’esportazione in blocco dei dati FHIR e DICOM, accelerando e facilitando il trasferimento di dati sanitari tra i progetti;
- Semplicità per gli sviluppatori
Organizza le informazioni sanitarie in set di dati con uno o più archivi specifici della modalità per ogni set. Ogni archivio espone sia un’interfaccia REST che RPC.
Inoltre, grazie all’API Healthcare Natural Language integrata con il servizio, è possibile ottenere in tempo reale analisi degli insight dagli archivi di testi e documenti medici non strutturati senza necessità di competenze specifiche in ambito programmazione.
Microsoft Cloud for Healthcare
Con una definizione significativa, Microsoft descrive il suo Cloud per la Sanità, ossia Cloud for Healthcare, come un insieme di “applicazioni industry-specific, connettori, workflow, dati e modelli AI (e infrastruttura, ndr)” con cui vincere le sfide della sanità contemporanea.
Il focus è chiaramente sulla trasformazione digitale in sanità a 360 gradi: dai modelli predittivi per perfezionare diagnosi e cura a tutto l’universo della collaboration, sul quale l’azienda americana è leader mondiale.
Sono dunque coinvolte svariate aree di intervento e i relativi servizi su cui realizzare applicazioni ad hoc. Per esempio, la piattaforma copre:
- l’area della patient experience, dalla prenotazione alla collaborazione (sanità virtuale, o telemedicina);
- la gestione della documentazione clinica, nella quale integra servizi di Nuance per la trasformazione di dati non strutturati (ad esempio, note vocali dei medici) in strutturati;
- le piattaforme di produttività.
Tutto ciò, ovviamente, poggiando sull’infrastruttura globale di Azure.
L’approccio IBM al Cloud in Sanità
Fin dagli albori del cloud, IBM ha sempre adottato un approccio aperto, ibrido e multicloud, che si adatta bene alle esigenze dell’universo Healthcare. In tale ambito, IBM offre soluzioni cloud per l’assistenza sanitaria e le scienze biologiche.
L’insieme di risorse infrastrutturali e delle tecnologie che rientrano nell’ecosistema IBM (compreso Watson Health, ora Merative, per le soluzioni basate su AI) punta a coprire a 360 gradi le esigenze del mondo sanitario e Life Science, garantendo la conformità rispetto a diversi impianti normativi e alti livelli di sicurezza. Sotto questo profilo, IBM sottolinea di essere l’unico cloud provider a utilizzare la crittografia di livello più elevato (FIPS 140-2 Livello 4).
Oracle Cloud Infrastructure (OCI) for Healthcare
L’azienda americana descrive in modo puntale la propria offerta cloud per l’Healthcare puntando sul concetto di ambiente cloud flessibile che supporta, a seconda delle esigenze, public cloud, multicloud e hybrid cloud.
Il Cloud per la Sanità di Oracle offre capacità di consolidamento dei dati (data warehouse e data lakehouse), modelli e tecnologie AI e ML, altissime capacità di calcolo (high performance computing) e sicurezza by design.
Tutto ciò, per supportare esigenze di modernizzazione dei carichi di lavoro delle strutture sanitarie, creare nuove applicazioni a supporto della Sanità 4.0, migliorare le operation interne e supportare la ricerca, restando compliant con la normativa in essere.