Da qualche tempo soffro di una fastidiosa contrattura ai muscoli cervicali, il torcicollo insomma. Sarà l’età, direte. Certamente sì, ma c’è un altro motivo: mi volto sempre più spesso all’indietro, e guardo cosa ho combinato in questi trenta e più anni di percorso professionale (o di non-carriera, come lo chiamo io).
Dietro di me, vedo diversi progetti nei quali sono stato coinvolto, a vario titolo, che avrebbero potuto avere una migliore sorte di quella che hanno in realtà ricevuto, e che invece sono di fatto morti in culla o quasi.
Tre di questi ve li vorrei raccontare.
Indice degli argomenti
Pagoclic
Correva l’anno 2003, l’Euro era arrivato da poco, e un mio collega dell’Amministrazione in cui prestavo servizio ebbe un’idea: creare un sistema web per il pagamento dei tributi comunali.
Che ci vuole, c’è già PagoPA, direte voi.
Adesso sì. Ma oltre venti anni fa lo strumento principe per il pagamento dei tributi era il bollettino postale, con annesse commissioni di pagamento, code allo sportello e spesso pagamento solo in contanti.
Grazie ad un finanziamento provinciale il progetto prese vita: si chiamava “PagoClic” (per questo nome sono debitore a mia moglie) e prevedeva il RID (divenuto oggi SDD ovvero SEPA Direct Debit) come sistema di pagamento. La realizzazione tecnica fu cura di InfoGroup (attualmente nel Gruppo Engineering). In pratica, chiunque aveva un conto corrente bancario poteva sottoscrivere l’autorizzazione all’addebito (la malleva) direttamente da casa, firmandola digitalmente, e pagare su propria iniziativa il Comune di riferimento, senza alcuna commissione di pagamento. Dopo un paio d’anni fu aggiunta anche la possibilità di utilizzo della carta di credito, facendo diventare PagoClic un POS virtuale più standard.

Non si può certo dire che il portale fu un successo travolgente, ma di sicuro era un qualcosa di molto innovativo per l’epoca. Forse troppo. Anche per questo, nel 2008 fu abbandonato. E abbiamo dovuto attendere diversi anni per avere qualcosa di equivalente, fino al PagoPA dei giorni nostri.
Mi ritorna in mente
Spostiamoci di qualche anno, arriviamo al 2008. In Toscana erano stati attivati molti Punti Internet assistiti per i cittadini, su iniziativa della Regione. Oggi sembra un servizio quasi inutile, ma allora la diffusione delle connessioni ADSL nelle abitazioni non era poi così alta, e soprattutto i Punti erano gestiti da personale in grado di assistere i cittadini nella navigazione: i clienti degli Internet Point erano molto spesso anziani.
Proprio pensando all’età elevata dei frequentatori mi venne un’idea, che diventò il progetto “Mi ritorna in mente”. Volevo cioè creare un servizio gratuito di digitalizzazione dei ricordi, ovvero fotografie, cassette audio, cassette VHS, filmati Super8, vinili a 33 o 45 giri. Fu acquistato quindi tutto l’hardware occorrente e fu installato in uno dei Punti Internet, gestito dall’Associazione Anziani del luogo.
E poi?
Tutto finì lì, senza neanche un CD masterizzato, ma quella volta la “colpa” fu mia: lasciai infatti il mio posto di lavoro di allora ed il progetto non trovò eredi.
E dire che adesso la digitalizzazione dei ricordi è diventata quasi un business (ci sono molti siti commerciali che offrono il servizio) e già allora avrebbe rappresentato un mezzo per recuperare ricordi importanti anche per recuperare aspetti della vita sociale dei decenni trascorsi.
FiGo e ToGo
Un salto di altri tre anni e siamo al 2011: assieme ai colleghi della mia azienda di allora progettiamo e realizziamo FiGo (Firenze GO) poi divenuto ToGo (Toscana GO).
Vi svelo subito il finale: era un Waze prima di Waze. Ma andiamo con ordine.
Google Maps si stava diffondendo rapidamente, e così pensammo di creare un sistema georeferenziato di informazioni: prima di tutto interruzioni stradali quali sensi unici, divieti di circolazione, divieti di sosta imposti dal Comune di Firenze, riportati su mappa in tempo reale e facilmente consultabili. Aggiungemmo poi lo stato dei parcheggi auto in città, con i posti disponibili al momento. Il tutto disponibile su una webapp (ToGo, appunto) che ebbe una buona diffusione.
E a quel punto il BLIP. Una funzione (che chiamammo BLIP, che non significa in pratica niente ma ci piaceva il nome) per segnalare gli ingorghi da parte degli automobilisti. Bastava che avessero il GPS attivo sullo smartphone e premessero il tasto “BLIP” dell’applicazione. Avevamo anche predisposto un sistema per mitigare i falsi allarmi e far apparire il triangolo rosso del blocco del traffico solo dopo un certo numero di segnalazioni in un certo raggio.
Il tasto BLIP non andò mai in produzione, il motivo sinceramente non lo ricordo più.
Certo è che qualche mese dopo sarebbe stato spazzato via da Waze, e poi da Google Transit e poi da chissà quale altra app.
ToGo fu poi ribattezzato GeoMobi e sopravvisse qualche anno ancora, per poi essere cancellato dal web nel 2017.

Di sicuro, non era neanche lontanamente paragonabile a quanto abbiamo adesso nelle nostre tasche, sui nostri smartphone.
Ma rimane la piccola soddisfazione di aver avuto l’idea buona per primi, o perlomeno nel gruppo di testa, diciamo.
Anche per la Sanità?
E poi, a dirla tutta, questi progetti sarebbero ancora utili nel mondo della Sanità, dove opero adesso: un sistema di pagamento ticket via SDD non potrebbe essere utile? O anche poter recuperare referti, immagini radiografiche, lettere di dimissione degli anni ‘50, per poterne valutare lo stile ed i contenuti rispetto ad oggi? Ed infine, un sistema di navigazione per non perdersi all’interno degli ospedali e contemporaneamente sfruttare una rete di digital signage evoluto, non potrebbe essere interessante?
Forse i tre progetti, riveduti, corretti ed aggiornati possono ancora risultare utili nel 2025.






