Governance e change management

Sanità: innovazione e progresso scientifico come fattori di successo

Sotto la spinta suggestiva di tecnologie più o meno futuribili, il sistema sanitario italiano sta vivendo una trasformazione culturale dalla portata enorme. Soltanto un pensiero critico, però, potrà direzionarne la rivoluzione digitale in corso mettendo al centro le reali esigenze di salute dei cittadini

Pubblicato il 10 Feb 2023

Giuseppe Melone

Economista e manager sanitario, docente di Organizzazione delle Aziende Sanitarie presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza

L’uscita dalla fase pandemica ha visto attivarsi diverse declinazioni di impulso programmatico, sia dal punto di vista politico-economico, sia specificamente sanitario.
Il tutto muovendo dallo scenario comunitario, con il preliminare blocco dei meccanismi finanziari di cui al patto di stabilità, quindi con il disporre gli stanziamenti massivi di risorse di cui al Next Generation EU, e poi con il PNRR, fino a giungere alle fasi operative.

Queste ultime, sono state articolate lungo complessi progetti di riforme statuali, in capo agli stati membri, propedeutici all’attuazione delle misure specifiche portatrici di innovazione e modernizzazione nel campo sanitario e negli stessi assetti istituzionali statuali.

Ruolo (e limiti) del PNRR per un governo sanitario efficiente

Le crisi economica innescata dal conflitto bellico nord europeo, l’innalzamento dei prezzi, con una inflazione che sta mordendo fortemente nelle capacità di spesa e di vita nelle società europee, si è andata coniugando con impatti sulla crescita economica che mostra tratti non univoci di ripresa nel post pandemia e, sul piano non solo sanitario, genera effetti critici rispetto ad una sostenibilità di spesa pubblica che consenta scelte di medio lungo periodo e correlate riforme strutturali.

Le risorse del PNRR, tuttavia, al netto di pur possibili ventilate rimodulazioni, consentono importanti investimenti di potenziamento e innovazione verso il governo di un sistema sanitario efficiente, nella sua logica ampia e sinergica tra ospedale e territorio, puntando a moderni strumenti e tecnologie.

Tuttavia,  la limitazione degli stanziamenti europei ai soli capitoli per investimenti non consente di porre mano strutturalmente ai maggiori costi operativi e di struttura che il nuovo profilo di sistema – specie per oneri di personale medico e infermieristico – richiederà entro il 2026, ma già da ora, per saldare i maggiori esborsi finanziari che le regioni hanno dovuto sostenere per far fronte alla vicenda pandemica.

Il sistema sanitario italiano tra pandemia e PNRR

Quelle appena descritte rappresentano tematiche di grande attualità che chi scrive ha cercato di sviluppare, da varie angolazioni di approccio, nel recente libro “Scenari e modelli di governo organizzazione e management del sistema sanitario italiano, tra pandemia e PNRR”, edito da Maggioli nel gennaio 2023.

Muovendo da tale libro – del quale chi scrive è l’autore – è possibile sviluppare alcune considerazioni che guardano specificamente al tema della digitalizzazione e della interoperabilità dei sistemi e delle interazioni, come nuovo profilo di modernità che impatta sia a livello di ambiti gestionali che, più in generale, come nuovi paradigmi di sistema sanitario, tanto da innervare una cultura di approccio nuova che finalmente attinga a piene mani dalle possibilità che il progresso scientifico e tecnologico pone a disposizione ormai da anni.

La spinta suggestiva e futuribile dell’Intelligenza Artificiale

Molto sullo sfondo, a latere, si agitano sempre nuove spinte tecnologiche, suggestive e futuribili al contempo, verso l’Intelligenza Artificiale, tutte da vagliare e verificare – come i chabot e i Large Language Models – che portano da ultimo sempre più nell’attualità, anche sanitaria, il tema dell’AI e delle sue potenzialità, da maneggiare con cura nel coniugarla con i possibili riverberi e impatti su svariati ambiti e aspetti del vissuto quotidiano degli individui.

L’attualità ci propone ormai stabilmente gli esiti di progressi scientifici e tecnologici, da ultimo nel campo delle reti neurali e del machine e deep learning, che si vanno diffondendo – specie nel settore industriale – come nuovi modelli di approccio a tematiche varie sul piano gestionale e della comunicazione, segnando l’avvento prepotente dell’Intelligenza Artificiale.
Tuttavia, essa muove passi ancora troppo lenti nell’ambito dell’assistenza sanitaria, la qual cosa, se da un lato appare giustificata da cautele di approccio anche culturale e filosofico, vede ancora una fase quasi primordiale in relazione all’interoperabilità tra i sistemi informatici sanitari, rispetto invece a un utilizzo, finalmente diffuso e strutturale, di tecnologie medicali che sono da tempo disponibili.

Una disponibilità alla quale, peraltro, ha fatto seguito una scarsa attuazione pratica causata  da politiche sanitarie a volte timide e poco determinate che hanno fatto mancare, ad esempio, il supporto di ambiti come la Telemedicina, ovvero, sul piano informativo, del Fascicolo Sanitario Elettronico, o ancora, su quello organizzativo, delle reti di connessione tra aziende e presidi ospedalieri e di territorio ai fini dell’appropriatezza e tempestività delle prestazioni di assistenza sanitaria, cura e presa in carico.

Dunque, nell’immediato, più che di fronte a un bivio, rispetto a scelte futuribili circa nuovi strumenti e modelli, restano sul tappeto scelte di attuazione di logiche, programmazioni e progettualità che guardano ai progressi già tradotti, in senso traslazionale, come strumenti utili in campo sanitario, quindi fruibili mediante piani di attuazione che scongiurino il parallelismo critico che spesso accompagna l’azione politica e programmatica statuale con quella poi attuativa regionale.

Strategie di governance dei sistemi sanitari: fondamentale seguire i percorsi dell’innovazione

Tutto il nuovo scenario, disegnato dalla Missione 6 Salute del PNRR, quindi posto come standard per la riforma della sanità del territorio con il Decreto Ministeriale n. 77/2022, e non solo, fonda dunque sul ricorso massivo alle tecnologie, alla digitalizzazione e all’interoperabilità dei sistemi quali autostrade efficienti e rapide per la veicolazione e la gestione di patrimoni informativi che ormai rendono i Big Data massimamente fruibili a beneficio anche dell’assistenza sanitaria.

Il tutto si fonde sul piano effettuale con la necessità, per i decisori pubblici, ma poi per il management chiamato all’attuazione operativa, di cogliere tutte le possibili declinazioni del progresso tecnologico a servizio della sanità per assicurare coerenza a quel rapporto fondamentale tra valenza intrinseca delle opportunità e delle soluzioni e funzione strategica che ad esse si attribuisce, così mantenendo allineate vision e mission, traducendo in coordinamento strategico tutti gli input rivenienti dall’ambiente esterno e dal suo sistema di vincoli-opportunità.

La continua modernizzazione di ambiti e sistemi, insieme a sempre più innovativi e tecnologicamente avanzati strumenti operativi, infatti, disegnano da tempo, se pure con mutevolezza quasi quotidiana, un profilo dell’orizzonte gestionale aziendale sempre in dinamico andamento, rispetto al quale fissare un assetto stabile non è più così agevole, e certamente non è nemmeno più così dovuto, né necessario.

Piuttosto, vale la capacità di cogliere e governare le articolate dinamiche di assetti adattivi e complessi come quelli sanitari, nei cui ambiti si fondono momenti legislativi, politici, di spesa pubblica, organizzativi, professionali, tecnologici e assistenziali che ne delineano il caleidoscopico ambiente di riferimento.

Seguire i percorsi dell’innovazione, in tal senso, costituisce un imperativo categorico per attuare, su più livelli e ambiti, quel complesso di azioni multidisciplinari e pluriangolari guidate da un pensiero strategico che poggi su strumenti aziendali ragionati e condivisi e, dunque, innervati nel flusso continuo delle scelte quotidiane di governo di sistemi e imprese sanitari.

Un ecosistema dei dati sanitari con il paziente al centro

Riguardo allo scenario appena analizzato, si colgono molti esempi e segnali incoraggianti, come l’attenzione massiva rivolta dal D.M. 77/2022 all’avvento della digitalizzazione, recuperando ad esempio un ruolo finalmente propulsivo all’utilizzo delle autostrade telematiche e digitali, o come per la Telemedicina, con l’istituzione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT), curata dall’AGENAS, preposta a gestire l’ambito dei servizi c.d. abilitanti, immaginando in tal senso il ricorso a “layer” come livelli e strati d’interoperabilità per consentire la collaborazione applicativa dei diversi livelli istituzionali e operativi per garantire l’interazione nei contesti locali e la corretta fruizione di dati e servizi “da” e “verso” il livello centrale e “da” e “verso” i pazienti e l’utenza.

Si tende, cioè, a realizzare un “ecosistema” dei dati sanitari, popolato dalla Telemedicina e dal Fascicolo Sanitario Elettronico, delineando il perimetro di un ambiente a carattere sistemico che si autopopola di dati e, quindi, si mantiene in equilibrio, mettendo finalmente in sinergia operativa flussi di grande utilità diagnostica, terapeutica e assistenziale, rivenienti da ambiti come:

  • Sistema Pubblico Identità Digitale (SPID)/Carta d’Identità Elettronica (CIE)
  • Fascicolo Sanitario Elettronico Nazionale
  • Anagrafe Nazionale Assistiti (ANA)
  • PagoPA e Sistema della Tessera Sanitaria.

Il tutto a supporto di processi molto moderni di Value Based Healthcare che tendono a creare una relazione medico-paziente nel cui ambito il medico tiene il paziente al centro di un universo di attenzioni sanitarie e di continue relazioni informative, generando un clima proficuo per il patient empowerment.

Inoltre, sarà molto utile il pur previsto servizio per la raccolta dei dati amministrativi connessi alle prestazioni rese in modalità di telemedicina (volumi di prestazioni, esenzioni, prenotazioni e via dicendo), per consentirne il monitoraggio economico e finanziario, quindi sviluppare logiche di programmazione strategica rispetto ai fabbisogni rilevati.

Istituzioni e modelli per la sanità del territorio

Protagonisti della riforma della sanità del territorio, a livello di macrosistema, sono poi alcune istituzioni e modelli che, in parte, guardano a esperienze tentate già in passato, e che si spera possano oggi trovare invece idonea via attuativa, potendo fondare su quegli elementi tecnologici, oltre che di sistema, che oggi sono molto più disponibili, funzionali ed affidabili.
Si pensi alle Case della Comunità (CdC), intese come luoghi fisici a fronte dei bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria,  modelli organizzativi dell’assistenza di prossimità per la popolazione in cui vanno ad operare, in modalità integrata e multidisciplinare, le professionalità mediche e infermieristiche.
Ancora, si pensi agli Ospedali di Comunità (OdC), intesi nel progetto di riforma come strutture sanitarie di ricovero nel contesto dell’offerta assistenziale territoriale, presidi intermedi tra domicilio del paziente e ricovero ospedaliero.

Nello stesso ambito, sono da annoverare la rete di continuità assistenziale, quella delle emergenze e urgenze e, comunque, tutte le strutture delle cure primarie poste sul territorio, in un potenziamento di offerta e una riorganizzazione sistemica globale in grado di dare efficacia e tempestività oltre che abbattere il ricorso inappropriato alle prestazioni ospedaliere, queste ultime da riservare alle evenienze per acuti.

Digitalizzazione e interoperabilità per la sinergia dei livelli assistenziali

I particolari fattori di successo di dette iniziative progettuali si pongono nell’alveo della modernizzazione e risiedono in gran parte sul ricorso alla digitalizzazione e alla interoperabilità dei sistemi, ponendo tutti i livelli assistenziali in continuo collegamento di sinergia operativa.

Fondamentale, quindi, il ruolo riservato alla Centrale Operativa Territoriale (COT), come piattaforma tecnologica e modello organizzativo preposto a una nodale funzione di coordinamento della presa in carico del paziente, onde assicurare il più idoneo raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali.

Ancora, in tema tecnologico, il supporto della Centrale Operativa 116117 sede del Numero Europeo Armonizzato (NEA), come servizio fondamentale riferito all’ambito delle cure mediche non urgenti, per erogare un servizio telefonico gratuito alla popolazione per tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità assistenziale.

Il ruolo centrale della Telemedicina

Sul piano più squisitamente sanitario, in termini erogativi di prestazioni, il ruolo centrale è dedicato alla Telemedicina, come modalità di erogazione di servizi e prestazioni assistenziali sanitarie a distanza, che si va a declinare poi nelle forme della televisita, del teleconsulto e della teleassistenza, assicurando grande tempestività di intervento e riducendo il ricorso a prestazioni che portino il paziente fuori dal suo ambito naturale di vita e relazioni, ossia il suo domicilio.

Al centro di questo nuovo universo sistemico di offerta sanitaria territoriale si colloca la struttura del Distretto delle ASL, diremmo in una versione moderna, 2.0, che deve mostrarsi pronta a coordinare e governare tutto l’ambito e assicurare le prestazioni necessarie al pieno e completo funzionamento: dall’integrazione e interoperabilità tra i sistemi e le banche dati (Fascicolo Sanitario Elettronico, Tessera Sanitaria e via dicendo), alla produzione dei documenti nativi digitali necessari ad alimentare i sistemi e i flussi informativi nazionali già attivi – come SDO, FAR, SIAD – fino alla capacità di interoperare con il repository centrale della piattaforma nazionale PNT, oltre che con le piattaforme di telemedicina adottate a livello regionale e nazionale.

La tecnologia non sostituirà mai l’uomo

Se certamente siamo ancora lontani ancora dall’avvento massivo dell’AI, lungo il percorso che la porterà verosimilmente ad entrare – prima o poi – anche nella medicina clinica e nei vari settori sanitari, vi sono, nel frattempo, tecnologie già ampiamente pronte per rendere valore aggiunto al sistema dell’offerta dei servizi sanitari e assistenziali, in modo tempestivo, qualitativo, sempre meno invasivo e  altamente personalizzato.

Il tutto va vissuto, quindi, con spirito di apertura culturale, mostrandosi inclini e propensi ad accogliere strumenti e modalità che possono rendere solo più agevoli e qualitativi i percorsi assistenziali e di cure, contribuendo a massimizzare la qualità resa dal professionista sanitario anche grazie a questi nuovi strumenti e tecniche.

Gli investimenti che saranno possibili grazie alle risorse del PNRR per una nuova strutturazione di un sistema sanitario moderno, sostenibile ed efficiente, ove globalmente inteso, nei suoi profili di offerta appropriata tra territorio e ospedalità, costituiscono una opzione di futuro dell’assistenza sanitaria che, peraltro, deve fondere il tema della tutela della salute con quello della sicurezza, come ormai si coglie nel sentimento comune di un’umanità fortemente segnata dalla pandemia.

Quanto alla modernizzazione, certamente la tecnologia non sostituirà mai l’elemento umano, l’intelligenza “guida” resterà sempre quella umana, con il professionista a servirsi in maniera sempre più intelligente e utile delle nuove possibilità diagnostiche, terapeutiche e tecniche poste a suo servizio da parte del progresso scientifico e tecnologico.

Il pensiero critico motore del progresso scientifico

In definitiva, varrà sempre il senso della suggestiva frase di Einstein: “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna potrà porne uno”.

Come non concordare, dunque, riflettendo sulla portata evolutiva della civiltà umana come elemento guida, tra spiritualità e scienza, tra solidi ancoraggi etico-valoriali e vissuto interiore sulla valenza del fattore umano. Quell’uomo che ontologicamente è, che pensa, sa pensare, e sa pensare sui suoi pensieri, riflettendo e capitalizzando sensibilità che pongono poi insieme e disvelano, in una linea ragionata, relazioni, esperienze, cultura specifica, competenze e conoscenze.

Se è vero, dunque, che spesso non abbiamo tutte le risposte, certamente sappiamo domandarci il perché delle cose, ed in ciò sta la sintesi del motore del progresso e dell’innovazione.

In tal senso, peraltro, la storia della ricerca e del progresso scientifico e tecnologico insegnano che sapersi porre le giuste domande può costituire di per sé già un valido punto di partenza.

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