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Digital Health: cosa mettere sotto l’albero per cambiare il Sistema

Siamo tutti ingranaggi di un Sistema che aspira ad essere ecosistema. Solo la cooperazione concreta tra tutti gli attori e protagonisti dell’innovazione può aiutarci a scriverne un futuro migliore

Pubblicato il 23 Dic 2021

Massimo Mattone

Direttore Responsabile HEALTHTECH360.it

E siamo già a Natale. Un mesetto fa nasceva HealthTech360, ma sembra già una vita per quante storie abbiamo provato a raccontare in questo breve periodo. Un’occasione per ringraziare tutti voi che le avete lette – e, speriamo, apprezzate – e tutti coloro i quali ci stanno dando una mano a perseguire l’intento, invero ambizioso, alla base del nostro progetto di divulgazione scientifica: promuovere la trasformazione digitale della Salute e divulgare la cultura della Salute Digitale attraverso il racconto dell’innovazione alla base delle tecnologie (anche di frontiera) e delle strategie globali e di governance che ispirano le organizzazioni a disegnarne (e provare a scriverne) un futuro migliore spingendo il sistema Salute ad evolvere in ecosistema.

L’ecosistema che non c’è

Ecosistema che però, ahimè, ancora è tutto da pensare, creare, costruire di giorno in giorno:
“Medicina e Tecnologia sono due mondi che hanno ancora grandissime difficoltà ad incontrasi. Aziende, startup, ricerca scientifica, Università e medici operano troppo spesso a compartimenti stagni. Urge una visione olistica della salute ispirata alla condivisione della conoscenza” ci racconta Massimo Mangia, Docente di informatica medica presso l’Università di Chieti nonché CEO, startup founder e consulente strategico. Uno di quelli che la difficoltà di trovarsi di fronte a un sistema (quello della Digital Health) che non è ancora per nulla un ecosistema la vive ogni giorno nel suo operato quotidiano.
Del fatto che il sistema Salute sia ancora molto frammentato e che urga attivare le giuste interconnessioni e superarne le barriere è profondamente convinto Mariano Corso – Responsabile Scientifico Osservatorio Sanità Digitale Politecnico di Milano e Presidente P4I: “Oggi abbiamo le tecnologie e abbiamo potenzialmente anche le risorse – ha affermato Corso in FORUM PA Sanità 2021– a patto di mettere in campo le progettualità adatte per utilizzarle. Per gestire la salute in modo globale serve poi una diffusa consapevolezza dell’importanza delle interconnessioni, consapevolezza che con la pandemia si è andata sempre più affermando. Le principali barriere che, invece, restano ancora in piedi – ha sottolineato Corso – sono la grande frammentazione del sistema, sia a livello di governance che di architetture per la gestione dei dati, la cultura e le competenze, con la grande sfida legata alla multidisciplinarietà e la carenza di un’analisi basata su metodo scientifico dei risultati e degli effetti delle nostre azioni”.
Coerenza di sistema invocata sempre più anche dalla stessa governance e dirigenza sanitaria: “Abbiamo ancora tanti silos e siamo ancora divisi tra diverse medicine: di base, farmaceutica, ospedaliera, per non parlare di tutto quello che sta intorno all’universo medico e che impatta sul nostro modo di stare nella realtà. Serve una coerenza di sistema” ha affermato in FPA Sanità Mattia Altini, Direttore Sanitario AUSL della Romagna, sottolineando anche l’importanza di disporre di una data lake comune.

La vision del “Talento Ribelle”

Barriere da superare, dunque. Connessioni tutte ancora da creare.
Sistema da far evolvere in ecosistema.
Non esiste, tuttavia, una “ricetta magica” per creare il cortocircuito vitale tra chi sa e chi fa, tra chi è alla base della conoscenza teorica e chi si sporca le mani sul campo per trasformarla in prodotti e servizi per la nostra salute: medici e tecnici, ricerca accademica e startup, istituzioni e imprese.
Mondi che, troppo spesso, operano in maniera sconnessa, frammentaria, non integrata.
E che – inevitabilmente – hanno ancora grandissime difficoltà ad incontrasi.
Ciò che serve – oggi più che mai –  è un grande abbraccio tra questi mondi lontani.
Un “centro di gravità permanente” capace di attrarre attorno a sé tutti gli attori e i portatori d’interesse e di valori del sistema Salute.
Che, appunto, è ancora soltanto un Sistema, non un ecosistema.
Gap tutt’altro che semplice da colmare se non attraverso una visione olistica della salute ispirata innanzitutto alla condivisione della conoscenza e alla contaminazione tra competenze diverse.
Quest’ultima favorita dai decisori istituzionali e aziendali capaci di un approccio fuori dagli schemi e una vision da Manager Ribelle, ispirati da quel “Talento Ribelle” raccontato da Francesca Gino che dovrebbe pervadere (anche) l’intero sistema sanitario.
O, almeno, la parte di esso che più spinge e confida sull’innovazione quale fattore abilitante della trasformazione necessaria a rendere ecosistema l’attuale sistema Salute.

Investimenti sempre più record

Evoluzione che avrebbe grandi vantaggi per tutti. Non solo per la qualità della vita di tutti noi – cittadini prim’ancora che pazienti – ma anche per tante startup e imprese della salute digitale che – proprio in questo nuovo paradigma di “ribellione” allo status quo sanitario – troverebbero al tempo stesso una linfa vitale per nascere e il miglior alleato per l’affermarsi del proprio business e per mettere a frutto i propri investimenti.
Che per fortuna, nella Digital Health, certo non si stanno facendo desiderare.
E, anzi, l’anno che stiamo vivendo e ci sta per salutare è destinato a farsi ricordare a lungo come un anno di investimenti record: ha già da tempo superato, infatti, il record di finanziamenti dello scorso anno. E chi l’aveva definito “il miglior anno di sempre per la salute digitale”, credendo si fosse trattato soltanto di un evento episodico correlato alla pandemia, ha dovuto ricredersi in fretta.

One Health: la Salute globale e sostenibile

No, non si è trattato di un evento episodico.
Nulla, invero, è più episodico in tutto ciò che sta accadendo nella digital health.
Piuttosto, è il segno di un’accelerazione ormai “di sistema”. E di un sistema che inizia ad avere coscienza che il tutto non è solo la somma tra le parti. Ma può essere molto di più.
La salute come bene globale, universale e imprescindibile a cui si può e si deve tendere sfruttando le leve dell’innovazione e della sostenibilità.
La One Health, per intenderci. Nel cui futuro Roberta Gilardi, CEO e grande esperta di Salute Digitale, ci racconta come esistano 5P, ossia cinque attori primari (Patient, Pharma, Payer, Policy e Provider) che dovrebbero “co-opetere” per consentire il cambiamento reale, la trasformazione concreta del settore Salute e l’affermarsi del tanto ambito approccio “Value-Based”. Di quella vision tanto cara a Verena Voelter, MD che – in un suo recente libro di successo – invita gli attori primari dell’assistenza sanitaria a ballare tutti assieme un Tango. Metafora di un nuovo modo d’intendere il futuro della Sanità che può divenire globale solo passando dall’attuale modello degli antagonismi e della competizione a quello della coopetizione e collaborazione.

“Quando parliamo di One Health – ha sottolineato In FORUM PA Sanità 2021 Carla Collicelli, Docente presso Sapienza Università di Roma – parliamo in primis di rapporto tra salute umana, salute dell’ambiente e di tutte le altre specie viventi, ma parliamo anche di interconnessioni di natura sociale, scientifica e istituzionale. Mai come durante la pandemia, ce lo hanno spiegato gli stessi medici, è emerso che il problema è legato soprattutto alla medicina di comunità, alla medicina del territorio, e ora si sta finalmente cominciando a ragionare su questo in termini più attenti. Il PNRR, per la prima volta, sta affrontando queste tematiche in maniera globale. La pandemia – ha aggiunto Collicelli – ha prodotto una cesura tra il vecchio e il nuovo modo di affrontare i problemi, ha creato un solco tra passato e presente. Il momento è cruciale per riuscire tutti insieme a utilizzare le risorse che abbiamo a disposizione per un uso intelligente delle tecnologie, facendo attenzione a non allontanarsi dall’obiettivo generale del benessere collettivo e per valorizzare le potenzialità delle reti e delle interconnessioni sotto tutti i punti di vista. Centrale sarà il monitoraggio passo dopo passo e progetto per progetto di come utilizzeremo i fondi del PNRR”.

Uno spazio europeo per i dati sanitari

Una One Health che però – per non restare soltanto un’ambizione – ha bisogno di migliorare l’accesso ai dati sanitari attraverso strategie di cooperazione e infrastrutture tali da consentire la gestione e lo scambio di tali dati in maniera coordinata, efficiente ed efficace. Che è un po’ l’obiettivo dello European Health Data Space che – come ci racconta  Mirko De Maldè – docente Università degli Studi Internazionali di RomaUNINT nonché Co-Chair Gruppo di lavoro Salute @INATBA  (International Association for Trusted Blockchain Applications) – è un tassello fondamentale per abilitare la Salute Digitale.

Le voci dei protagonisti dell’innovazione

Di One Health si è parlato tanto in FORUM PA Sanità 2021, l’evento annuale dedicato all’innovazione digitale della Sanità. Il tema di quest’anno, infatti, è stato proprio “One Health, Digital”, il paradigma visto come l’unico possibile “per favorire la collaborazione tra diverse discipline e professionisti (medici, veterinari, ambientalisti, economisti, sociologi…), per affrontare in modo sistemico i bisogni delle persone sulla base della relazione tra la loro salute e l’ambiente in cui vivono, per riconoscere che gli investimenti in salute (spesa sanitaria) sono una delle principali opzioni da seguire per i policy maker se vogliono garantire al nostro mondo prospettive di crescita economica prolungata”.
HealthTech360 è stato partner di FORUM PA Sanità.
In questo scenario – coordinato da Antonio Veraldi, Responsabile Area Sanità e Regioni – FPA e Simona Solvi, Manager P4I – Partners4Innovation –  e aperto da Carlo Mochi Sismondi, Presidente FPA – abbiamo discusso dei prossimi passi verso l’attuazione del paradigma One Health assieme a Pierpaolo Sileri, Sottosegretario di Stato per la Salute (che ha inviato il suo intervento per sopraggiunto impegno istituzionale), Tonino Aceti, Presidente Associazione Salutequità, Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Sanità Digitale – Politecnico di Milano e Gianfranco Poledda, Direttore Risorse Umane UPMC.

FORUM PA Sanità 2021 – evento digitale di FPA (la cui testata online è diretta da Michela Stentella) e P4I-Partners4Innovation –  è stato aperto dallo scenario “One Health, digital: da una logica ‘egocentrica’ a quella ‘ecocentrica’ sfruttando la leva dell’innovazione digitale”.
In tale scenario, Gianni Dominici, Direttore generale di FPA, ha affermato che l’obiettivo di tutte le iniziative del Forum “è essere piattaforma abilitante dei diversi soggetti che in Italia sono protagonisti dell’innovazione. Ciò è ancora più importante – ha proseguito Dominici –  in questo periodo in cui serve avere chiare non solo le politiche di riferimento, ma anche i soggetti in grado di attuarle”.

L’importanza della divulgazione scientifica

Già… i protagonisti dell’innovazione.
Ma come si può aiutare davvero il sistema Salute a “fare sistema” e diventare ecosistema?
Appurato che – ahimè – non esista una ricetta magica e che la direzione giusta sia abbracciare un approccio globale e sostenibile ispirato alle One Health – un’altra cosa (molto) importante che si può fare – e che è anche un po’ la nostra mission – è puntare sulla comunicazione della cultura dell’innovazione della Salute, sulla condivisione delle informazioni e della conoscenza e sulla divulgazione scientifica di questo mondo, per tanti versi davvero unico e affascinante.
Raccontare, cioè, i protagonisti dell’innovazione.
Farli uscire dalle loro nicchie di sapere per entrare a far parte della “grande conversazione” sulla Salute Digitale.
La Ricerca Scientifica deve uscire dai laboratori, dove spesso nasce ma resta intrappolata.
Le Tecnologie sviluppate dalle startup – vere e proprie content factory delle idee più geniali e innovative – devono essere raccontate affinché gli investitori possano coglierne la portata e finanziarle.
Le Università e le Scuole universitarie devono credere sempre più nella loro “Terza Missione”, raccontando obiettivi e prospettive delle loro attività di Ricerca.
E lo stesso devono fare tutti gli Istituti di Ricerche a carattere scientifico.
Anche le Istituzioni, i Dipartimenti di Salute Pubblica – e i Digital Health expert che con queste collaborano – hanno il “dovere” (e la responsabilità che discende dal loro ruolo) di informare gli stakeholder di quanto stanno facendo per “cambiare il sistema”, offrendo loro l’opportunità di interagire e di confrontarsi in  tempo reale. Di crescere assieme, facendo crescere il Sistema.
Necessità di informare e divulgare la Salute Digitale di cui è convinta promotrice Fidelia Cascini – Ricercatrice e Docente di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nonché Digital Health expert DGSISS del Ministero della Salute – che supportando la Direzione Sistemi Informativi del Ministero della Salute sui tavoli nazionali e internazionali della Sanità Digitale, essendo membro della task-force per l’emergenza Covid istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e collaborando con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Osservatorio Europeo sui Sistemi Sanitari per questioni di Sanità pubblica – ci sta già raccontando (e ci racconterà ancor di più nel nuovo anno) come soluzioni digitali e innovative e opportune strategie di governance e convergenza dei sistemi sanitari elettronici possano favorire e accelerare il processo di digitalizzazione e di innovazione della Sanità.

La comunicazione della Salute

Sanità che – oltre alla capacità di innovare e trasformare dall’interno i suoi processi usando la leva digitale – deve avere anche quella, altrettanto fondamentale, di comunicare bene con il mondo esterno.
La pandemia ci ha fatto capire ancor di più, infatti, quanto sia essenziale in ambito sanitario avere una precisa strategia per la comunicazione della Salute.
Per esempio, per affrontare la difficile sfida dell’esitazione vaccinale, come ci raccontano Sabina De Rosis – Assistant Professor of Management – assieme a Luca Pirrotta ed Elisa Guidotti – dal Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Promuovere la “grande conversazione”

Anche noi, qui su Healthtech360, stiamo provando a fare la nostra parte perché tutto ciò accada, promuovendo e favorendo la grande conversazione sui temi della Salute Digitale.

E così, per esempio, con Eugenio Santoro (Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” IRCCS ), vi abbiamo raccontato quanto sia importante fare chiarezza sulle Terapie Digitali, due paroline magiche che in Italia piacciono a tutti  ma rispetto alle quali non tutti sanno che quelle già autorizzate si contano sulla punta delle dita e che – nel nostro Paese – addirittura (di autorizzate) ancora non ne esistono:
“In Italia, purtroppo, le cose non procedono come nel resto del mondo – fa osservare Santoro, aprendo un’interessante discussione su tale argomento -. Sarà per la mancanza di una cultura adeguata di una parte dei medici verso le nuove tecnologie, sarà per l’insufficiente conoscenza, da parte di startup e sviluppatori, del metodo scientifico che porta alla validazione clinica e alla dimostrazione dell’efficacia (clinica) degli strumenti che realizzano, sarà per la carenza di una regolamentazione del fenomeno delle terapie digitali, ma certo è che le terapie digitali – nel nostro Paese – pur essendovi già imprese attive e progetti avviati in questo settore – non sono così conosciute e sviluppate”.

Niente più alibi, ora le risorse ci sono…

Eppure, la diffusione delle terapie digitali rappresenterebbe un’opportunità enorme non solo per la qualità della vita dei pazienti che potrebbero avvalersene, ma anche per il mercato e il business di aziende e startup della Digital Health e del Digital Pharma e Biotech.
Opportunità per cogliere le quali – come ci spiega Domenico Marino – Professore associato dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria – “il ruolo dello Stato è fondamentale, perché gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore Biotech sono rilevanti e, spesso, sono al di fuori della portata delle piccole imprese innovative. Occorre considerare il settore Biotech come un settore strategico e veicolare grandi investimenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo di farmaci innovativi – esorta Marino”.
Per fortuna, però, ora stanno iniziando ad arrivare i fondi previsti dal PNNR.
Come ci spiegano Marco Paparella e Simona Solvi (P4I – Partners4Innovation), infatti, oggi “non ci sono più alibi: grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ora le risorse ci sono. Per superare le barriere e guidare il cambiamento digitale in Sanità, servirà un approccio proattivo e la capacità di sfruttare i crescenti vantaggi offerti dal progresso delle nuove tecnologie”.

Tecnologie abilitanti e prospettive di business

Già.. le nuove tecnologie. Ma su quali occorrerà puntare? Quali le più promettenti per il business – previsto in forte crescita – della salute digitale?
Come già discusso, se la pandemia, in tutto ciò, ha giocato il suo ruolo, la fortissima crescita della digital health viene da lontano. E, oggi più che mai, è trainata dalla trasformazione digitale in atto nell’health resa possibile da tecnologie in rapida crescita che non sono più soltanto innovative ma che, nel tempo, stanno assumendo sempre più il ruolo di vere e proprie tecnologie abilitanti dell’intero sistema Digital Health: intelligenza artificiale (qui Riccardo De Gobbi e Giampaolo Collecchia, medici di Medicina Generale, ci mostrano le principali potenzialità, limiti e rischi dell’AI in Medicina), big data analysis, realtà virtuale e aumentata, blockchain, wearables, Internet of Medical Things…
È proprio puntando su di esse che startup e imprese innovative potranno imporsi sempre più in un mercato dalle grandi prospettive di business, contribuendo a migliorare le aspettative di salute, benessere e qualità della vita di tutti noi.

Normativa e Regolatorio: un sistema complesso

Startup e imprese che però – in ambito Digital Health – soffrono anche di un sistema regolatorio per sua natura molto complesso e articolato nel quale è così difficile districarsi che molte startup rischiano di fallire non tanto per la mancanza di una buona idea quanto per la sottovalutazione del contesto normativo e del quadro giuridico nel quale inserire il prodotto-servizio da portare sul mercato.
Un ambito, quello della Sanità Digitale, in cui sono indispensabili anche tante competenze sulla certificazione della soluzione, soprattutto qualora questa rientri nel Regolamento Europeo sui Dispositivi Medici (MDR) che – come ci spiega Silvia Stefanelli – avvocato cassazionista esperta di Diritto Sanitario e Sanità Digitale che continuerà qui su HealthTech360 a darci le giuste dritte su Normativa e Regolatorio nella Digital Health – impatta anche sul software SAMD (Software as Medical Device).

Un augurio che è anche un auspicio…

Un mesetto fa, dicevamo, nasceva il progetto HealthTech360.
E, con esso, la “grande conversazione” sui temi della Salute Digitale – della quale qui abbiamo tratteggiato solo alcuni “punti” – con l’ambizione che possano diventare anche “spunti”: di studio, di ricerca, di approfondimento, di riflessione, di divulgazione della cultura della salute digitale e di condivisione della conoscenza per chiunque vive e lavora ogni giorno confrontandosi con gli aspetti (e le nuove sfide) di questo ambito scientifico al tempo stesso complesso ed entusiasmante.

E così – leggendo, scrivendo e approfondendo questi temi – quasi senza avvedercene,
ci ritroviamo tutti assieme a Natale…

Ecco, il Natale per noi di HealthTech360 – e per me in particolare – vuol essere anche l’occasione per ringraziare tutti voi che ci avete seguito e state seguendo con interesse e partecipazione e tutti coloro i quali – collaborando al nostro progetto editoriale di divulgazione scientifica con i loro contributi, studi, ricerche, approfondimenti, vision –
ci hanno sostenuto per mettere in piedi tutto questo think tank in così breve tempo.
Idee e persone che hanno raccolto la nostra sfida: provare a guardare al futuro con una vision che spinga innovazione e tecnologia verso quello che – in fondo – potrebbe e dovrebbe rappresentarne l’ideale più nobile. La salute e il benessere dell’umanità.
Che – al tempo stesso – è il regalo più bello che tutti noi possiamo desiderare e l’augurio che desideriamo fare a tutti voi per questo Natale e per l’anno che verrà.

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