Future Health

One Health: come rendere operativo il concetto di Salute Unica

Il paradigma One Health richiede un passaggio dal pensiero lineare (medicalizzazione della salute) ad un approccio olistico, sistemico e transdisciplinare che necessita del contributo di un’ampia gamma di discipline scientifiche, della comunità e dei suoi rappresentanti in qualità di stakeholder. In tal modo, sarà possibile prevenire, mitigare e risolvere emergenze sociali complesse come quelle generate da fenomeni epidemici e pandemici

Pubblicato il 16 Gen 2022

Alessandra Scagliarini

Professoressa ordinaria - Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale - Alma Mater Studiorum Università di Bologna

One Health

La salute è tanto una pre-condizione quanto un indicatore del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite.
D’altra parte, l’uomo e gli animali vivono negli stessi ecosistemi e condividono risorse naturali, ambiente, cibo, aria e acqua.
Salute Unica/One Health (OH) è un movimento globale che riconosce come la salute e il benessere dell’uomo, degli animali e degli ecosistemi siano indissolubilmente connessi ed interdipendenti.

One Health in Sanità: dalla vision alle applicazioni concrete  

Alcuni di questi concetti sono stati pienamente valorizzati nel nuovo Piano Nazionale per la Prevenzione (PNP) 2020-2025.
Esso considera la salute come risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell’essere umano, della natura e dell’ambiente.
Riconoscendo che la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi sono interconnesse, il PNP intende promuovere l’applicazione di un approccio multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i rischi potenziali o già esistenti che hanno origine dall’interfaccia tra uomo, animali e ambiente.
Nonostante il riconoscimento da parte di istituzioni nazionali e internazionali, la visione One Health continua ad essere dichiarata con pochi esempi pratici della sua applicazione nella sorveglianza e nella gestione delle emergenze sanitarie.
L’approccio One Health, infatti, richiede un passaggio dal pensiero lineare (medicalizzazione della salute) ad un approccio olistico, sistemico e transdisciplinare che necessita del contributo di un’ampia gamma di discipline scientifiche, della comunità e dei suoi rappresentanti in qualità di stakeholder.

Una sorveglianza integrata per garantire la salute 

Molte delle più importanti sfide in campo sanitario derivano proprio dalle complesse interazioni tra gli esseri umani, gli animali e gli ecosistemi in cui vivono.
È ben noto che vari fenomeni, quali l’urbanizzazione, la globalizzazione, la crescita della popolazione umana, l’aumento dei consumi, i cambiamenti climatici e la perdita di habitat e biodiversità, creano le condizioni che favoriscono la rapida trasmissione di agenti patogeni emergenti e riemergenti, fenomeno che può, non raramente, assumere una dimensione globale.

Le malattie infettive emergenti (EID) rappresentano una delle principali minacce globali per la salute, l’economia e la sicurezza.
La maggior parte delle EID hanno origine negli animali. La loro comparsa è frutto di interazioni dinamiche tra la fauna selvatica, il bestiame e l’uomo e spesso si verificano in contesti caratterizzati da una scarsità di dati raccolti sistematicamente.

In quest’ottica, ben si comprende che – per garantire la salute con piani di prevenzione, controllo e profilassi realmente efficaci – è essenziale una sorveglianza integrata sia delle malattie trasmissibili umane ed animali (domestici e selvatici) sia dell’ambiente.

Separazione tra ambiti scientifici e assenza d’interazione

Allo stato attuale, le attività di sorveglianza attive in campo umano, animale e ambientale producono un enorme volume di dati che alimentano molteplici database gestiti da diversi soggetti pubblici che hanno modalità di raccolta e scopi diversi.

L’approccio, sia nella raccolta che nell’elaborazione dei dati, tende a riflettere una prospettiva lineare riduzionista, caratterizzata da una sostanziale separazione tra ambiti scientifici (medico, veterinario, ecologico, agrario, economico, antropologico e via dicendo) e una totale assenza di interazione con gli attori sociali.

Con questa verticalizzazione disciplinare si fa fatica a cogliere la complessità dei sistemi ecologico-sociali nei quali la biosfera e la socio-sfera interagiscono dando luogo a dinamiche non lineari, con conseguenze imprevedibili come quelle che portano all’emergenza di malattie diffusive.

La natura dinamica dei sistemi ecologici-sociali ha conseguenze rilevanti sulla definizione di programmi di sorveglianza epidemiologica.
Infatti, un approccio riduzionista in cui il sistema è suddiviso in singole parti “mono-componente” (uomo, animali domestici, selvatici, agenti patogeni, ambiente), peraltro studiate singolarmente, ignorando le interazioni che avvengono tra i diversi componenti, fornisce inevitabilmente dati e informazioni parziali che non consentono di comprendere appieno e prevedere il comportamento o le proprietà del sistema.

One Health e Social Ecology Theory and Resilience (SESR)

La Social Ecology Theory and Resilience (SESR) prevede l’applicazione di un approccio sistemico alla salute attraverso l’applicazione di un metodo cross-disciplinare che affianca alle scienze mediche quelle ecologiche e sociali.
La SESR rende operativa la visione One Health in sistemi adattivi complessi (CAS) come quelli umani, animali e ambientali (1).

Questi sistemi ospitano anche una parte della biosfera rappresentata dai microorganismi che ne sono una componente rilevante in termini di biomassa. I batteri e virus rappresentano, infatti, circa il 15% della biomassa totale di tutti i taxa che popolano il pianeta (2).

Gli ecosistemi, dunque, possono essere visti come sistemi accoppiati uomo-natura (sociosfera-biosfera) in continuo cambiamento anche in risposta alle attività umane.
Queste ultime diventano parte del sistema con effetti imprevedibili che possono portare allo scoppio di epidemie e pandemie.
Le dinamiche dei microorganismi, nel sistema uomo-natura, possono infatti subire cambiamenti drammatici legati ad alterazioni dell’ecosistema e della biodiversità che possono creare le condizioni favorevoli per i salti di specie, alla base dell’emergenza di nuove malattie trasmissibili, o modifiche alla propria ecologia, provocate – ad esempio –  dall’uso massivo o improprio di antimicrobici, con conseguenze molto importanti per la salute come quella della resistenza antibiotica (1).

I sistemi complessi sono altamente interconnessi e imprevedibili e, per questa ragione, diventa difficile svolgere attività di sorveglianza e creare modelli predittivi adottando un approccio lineare, mentre è fondamentale adottare un approccio sistemico, inter e transdisciplinare, capace di coglierne al meglio i cicli adattativi per costruire scenari e identificare soluzioni e strategie condivise per una gestione adattiva e sostenibile.

Analisi dei Big Data e Salute Unica 

Lo sviluppo di strumenti innovativi che possano valorizzare tecnologie e metodologie di analisi di dati massivi (Big Data) avranno sempre un maggiore impatto nel monitoraggio delle malattie infettive, della resistenza agli antibiotici e di potenziali minacce bioterroristiche.
In particolare, i Big Data possono fornire una migliore comprensione dell’instabilità e delle complesse risposte adattative dei microrganismi attraverso l’analisi olistica dei sistemi complessi, uomo-natura, in cui possono insorgere malattie trasmissibili tra gli animali e l’uomo (zoonosi).
La disponibilità di dati massivi e accessibili (open data) e di metodologie analitiche segna certamente l’inizio di un’era di trasformazione nella ricerca e nella gestione delle emergenze all’interfaccia uomo/animali/ambiente in una prospettiva di Salute Unica (3).

One Health: adottare un approccio sistemico 

La gestione adattiva della salute, in chiave One Health, deve necessariamente incentrarsi su reti che vedono la collaborazione di scienziati di diverse discipline, decisori politici e cittadini, coinvolti nella sorveglianza passiva, per rilevare l’insorgenza e prevenire la diffusione di fenomeni epidemici ad alto impatto economico e sociale (4).
In questo contesto, anche il processo di acquisizione e analisi dei dati dovrà avvenire promuovendo lo sviluppo di reti di collaborazione su larga scala, consorzi e sistemi aperti alle conoscenze locali, per comprendere la complessità delle componenti ecologiche e sociali del sistema con le sue interconnessioni, barriere e prospettive (3).

Per rendere operativo il concetto di Salute Unica, nella sorveglianza e nella gestione di fenomeni diffusivi, è dunque necessario abbandonare il tradizionale approccio verticale e adottare un approccio sistemico, come quello proposto dalla Social Ecological System Theory (SEST), affinché vengano generate le conoscenze più utili per prevenire, mitigare e risolvere emergenze sociali complesse come quelle generate da fenomeni di carattere epidemico e pandemico.

Note bibliografiche

  1. Wilcox BA, Aguirre AA, De Paula N, Siriaroonrat B and Echaubard (2019) Operationalizing One Health Employing Social-Ecological Systems Theory: Lessons From the Greater Mekong Sub-region. Front. Public Health 7:85; doi: 10.3389/fpubh.2019.00085
  2. Bar-On YM. , Phillips R., Milo R. (2018). The biomass distribution on Earth. PNAS 115 (25) 6506-6511; doi:10.1073/pnas.1711842115
  3. National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine. 2016. Big data and analytics for infectious disease research, operations, and policy: Proceedings of a workshop. Washington, DC: The National Academies Press; doi: 10.17226/23654
  4. Rawluk, A., R. Beilin, and S. Lavau. 2021. Enacting shared responsibility in biosecurity governance: insights from adaptive governance. Ecology and Society 26(2):18; doi.org/10.5751/ES-12368-260218

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