Missione 6 Salute

PNRR e Sanità: ma chi toccherà palla per i progetti?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una grande opportunità per innovare il Sistema Sanitario del nostro Paese. Ma i giochi saranno davvero appannaggio di tutti? Chi parteciperà effettivamente ai progetti e che ruolo potranno avere Privati e Startup?

Pubblicato il 06 Feb 2022

Roberta Gilardi

CEO di G-Gravity

PNRR-Sanita-Startup

Il PNRR, la grande opportunità, è il piano di sicuro impatto (ci auguriamo) che nasce in Europa come risposta attiva economica alle problematiche della pandemia Covid-19 ma che ha radice in un approccio “New Green Deal” Europeo già attivo e promosso dal 2019.

Il Green Deal è parte integrante della strategia della Commissione Europea per attuare l’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dalle Nazioni Unite.
La Commissione, quindi, riorienta nell’approccio il processo di coordinamento macroeconomico al fine di porre la sostenibilità e il benessere dei cittadini come “fulcro” della definizione delle politiche economiche e degli Interventi UE.

PNRR-Sanita-Green-Deal
Il piano di investimenti del Green Deal europeo (fonte: Commissione Europea)

PNRR e Sanità: il 2022 anno decisivo

In una logica One Health, tutti gli elementi concorrono al benessere e alla Salute dei cittadini, delle persone; poi ci sono i Sistemi Sanitari che devono garantire accesso equo e servizi di qualità a salvaguardia della Salute.
Il PNRR, nella sua declinazione alla Missione 6, prevede una serie di interventi, prima di tutto strutturali, per il Sistema Sanitario del Paese, così come la progressiva introduzione di componenti che possano ammodernare approcci e processi: investimenti quindi, e non spesa corrente, che si inseriscano però in un modello riformato, più efficiente e che guardi al futuro.

Il 2022 sarà l’anno decisivo per l’implementazione del PNRR: dalla riforma della Sanità Territoriale alla digitalizzazione del Sistema Sanitario, sono molte le scadenze che impatteranno nel corso dell’anno e che, inevitabilmente, tracceranno la rotta per spendere gli svariati miliardi previsti a piano.

PNRR e Regioni: è tempo di presentare i piani

Lo scorso 16 dicembre è stato discusso, in Conferenza Stato Regioni, lo schema di decreto del Ministro della Salute in materia di ripartizione delle risorse destinate alle Regioni per i progetti del PNRR ma, anche, del PNC (Piano Nazionale misure Complementari).
Lo schema del decreto prevede che ogni Regione definisca il proprio piano operativo – e le conseguenti azioni volte al raggiungimento degli obiettivi – entro il 28 febbraio 2022.
Sempre lo schema di decreto indica nel 31 maggio 2022 la data termine per la sottoscrizione del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS).

Sui vari sottocapitoli della Missione 6, sono già in corso attività. Soprattutto, è fondamentale l’indirizzo di Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali). E’ quest’ultima, infatti, che ha trasmesso al Ministero della Salute una relazione tecnica in merito ad una prima proposta di schema di riforma dell’assistenza territoriale (M6C1 1.1 -Riforma – Definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria), proposta in corso di approfondimento da parte delle competenti direzioni del Ministero e che, successivamente, sarà trasmessa in sede di Conferenza Stato Regioni per la definizione delle relative intese.

In materia di investimenti (Es. 1.1 Investimenti – Case della Salute), sono già stati fatti passaggi. Entro il prossimo 28 Febbraio 2022 le Regioni dovranno presentare i propri piani attuativi.
Nella componente – sempre di investimento – in ambito Telemedicina e, soprattutto, “Casa come primo luogo di Cura”, gli attori primari – accanto alle Regioni – sono il Comitato interministeriale della Transizione Digitale e l’accordo tra Ministero della salute, Dipartimento della transizione digitale e Agenas stessa.

Molti i livelli di Governance. Ad esempio, all’interno del gruppo di lavoro Telemedicina è stato costituito il sottogruppo di lavoro per la definizione delle linee guida dell’assistenza domiciliare.

PNRR: giochi non semplici per Privati e piccole Startup

Senza entrare nel merito di considerazioni specifiche di indirizzo e progetto, è tuttavia chiaro che i giochi sono importanti e non appannaggio di tutti.

Ma allora, chi toccherà palla? Ovvero, chi parteciperà effettivamente ai progetti?
E che ruolo potrebbero avere le piccole Startup?

È pressoché certo che gli attori maggiormente coinvolti saranno pochi e robusti o, magari, anche già facenti parte delle Istituzioni.
Ciò potrebbe non consentire di partecipare realmente, in modo diretto, alle attività di sviluppo. Le grandi infrastrutture digitali saranno indirizzate dall’alto.
Si punterà (speriamo) ad integrare finalmente i sistemi attraverso layer di interoperabilità.

I cambiamenti apportati dai progetti rappresenteranno certamente una spinta evolutiva importante che aprirà ad altre opportunità e consentirà di far maturare una coscienza nuova negli attori privati e pubblici che gestiscono Salute e processi correlati in un ecosistema che è complesso e fortemente regolato.
Ciò a cui stiamo già assistendo è un aumento di attività, anche sperimentali, in cui le piccole Startup si sono già qualificate e potrebbero, inserendosi in una logica collaborativa tra loro e orchestrata da attori più maturi, creare significativi modelli di servizio e supporto alla Salute anche (o forse soprattutto) in ambiti privati convenzionati o privati tout court.

Quindi, se da un lato l’impressione è che i giochi non siano semplici da approcciare, soprattutto per Startup e Privati di piccola dimensione, dall’altra queste realtà potrebbero essere partecipi di progetti, grazie all’integrazione in bandi ampi, laddove la committenza riconosca che – per accelerare il processo di implementazione – si possa far riferimento a componenti tecnologiche e applicative interessanti anche se “Not Invented Here”.

PNRR e Sanità: gli ostacoli da superare 

Ciò che, probabilmente, è mancato – e manca proprio per l’ambito Salute – è lo sviluppo di una vera e propria “Sandbox” di sperimentazione in cui allineare i progetti su standard tecnologici e che potesse rappresentare un’area di “test”. Una Sandbox tecnologica e di raccolta delle practice sulla Salute Digitale che si focalizzi sulle persone, che sia fortemente “data driven” e consenta di sperimentare e dare voce ad applicazioni e tecnologie che non abbiano solo l’obiettivo di rendere efficienti processi e attività, quanto quello di migliorare complessivamente l’esperienza legata alla Salute e di portare davvero a maturazione i presupposti per poter attuare poi una “Salute a Casa”, così come previsto da uno dei punti della Missione 6 del PNNR.

Il modello di Governance sulla Salute che mette in capo alle Regioni la gestione ha rafforzato le frammentazioni senza mettere davvero a fattore le buone pratiche.

Tutta le tematiche legate ai processi di cosiddetta “Consumerizzazione” della Salute e che vedono un ruolo sempre più attivo dei pazienti, che espandono la capacità di raccolta dei dati (imponendo  il tema dell’interoperabilità non solo tra sistemi sanitari e medici ma tra sistemi deputati, in generale, alla raccolta di dati fisici) con una conseguente reale possibilità di impatto dei dati medesimi (medicina predittiva, di precisione e via dicendo), risultano trascurate, tutto sommato, nel quadro generale.

Non sono evidenti (almeno al livello di indicazione) elementi macro che indirizzino sistemi di supporto tecnologici ai servizi di Salute (ad esempio,  gestione di cronicità complesse o mental health) o complementari ai servizi per la Salute (tool diagnostici, reti integrate di assistenza…) o, addirittura, “sostitutivi” (E-Triage, robotica applicata, AI…), peraltro già indicati dalla Commissione Europea nelle indicazioni di assessment sugli impatti potenziali della trasformazione digitale nella Salute.

C’è, di fondo, una sorta di “urgenza” di affrontare un rinnovamento chiesto da tempo ma che – per sua natura – deve vedere degli orizzonti temporali differenti:

  • a breve termine, di ammodernamento già possibile
  • a medio termine, di infrastruttura e di formazione alle potenzialità della Digital Health e non solo
  • a lungo termine, di innovazione effettiva.

Resta fondamentale, inoltre, il tema dei dati, su cui aleggia ancora la nube della sperimentazione di una cartella sanitaria davvero integrata e interoperabile.
Senza una centralizzazione del dato e una raccolta – tra elementi strutturati e non – di dati ormai sempre più presenti (personali, di ambiente, clinici e via dicendo), sarà complesso sviluppare sistemi evoluti in cui le Persone (anche con una migliore cultura della Salute) possano diventare sempre più protagonisti della propria Salute, con grande beneficio – peraltro – anche del sistema medesimo.

Conclusioni 

Se da un lato, dunque, alcuni attori non saranno (purtroppo) parte del gioco, è pur vero che la spinta complessiva consentirà di avviare progettualità in ambito privato e, magari, in un fronte più coeso, di richiedere ambiti di sperimentazione (Sandbox) che aiutino anche le Startup a testare proprie applicazioni.

Se è vero, infatti, che potrebbe non essere concretamente possibile per molti attori (PMI, Startup e altri) accedere con facilità alle risorse del PNRR, con particolare riguardo al tema Salute, la complessiva attenzione su tale tema potrà essere comunque un forte motore per spingere investimenti anche privati e lavorare su soluzioni e progetti che possano poi scalare su mercati differenti.

Inoltre, un elemento e un suggerimento per la Funzione Pubblica potrebbe essere quello di concentrarsi sulle vere infrastrutture necessarie ad abilitare e rendere possibili nuovi modelli e processi, in ambito salute digitale, sui modelli di interscambio e interoperabilità dei dati e sulla definizione dei requisiti degli “strati” tecnologici, accertando poi – però – di integrare e dare spazio a soluzioni esistenti e rispondenti alle caratteristiche normative e tecniche richieste.
Ciò abiliterebbe un mercato più ampio, stimolando una competizione vivace che assolva alla necessità di accelerare lo sviluppo e l’implementazione non tanto di nuove tecnologie o “enne” sistemi simili, quanto di servizi ed ecosistemi di servizi – da definire e supportare digitalmente – rispondenti alle necessità reali del contesto Salute e dei Cittadini.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 5