L' analisi

Il mercato della telemedicina in Italia

Stato dell’arte e futuro: come si muoveranno regioni, aziende sanitarie pubbliche e privati tra opportunità, vincoli e complessità di un settore in procinto di vivere una profonda trasformazione

Pubblicato il 20 Giu 2022

Massimo Mangia

CEO, startup Founder e consulente strategico. Docente di informatica medica presso l’Università di Chieti

La pubblicazione da parte di Agenas della manifestazione di interesse per un Partenariato Pubblico Privato (PPP) per la realizzazione e l’esercizio della Piattaforma di Telemedicina Nazionale rappresenta un momento di svolta per un mercato che, malgrado l’accelerazione indotta dal Covid-19, non ha minimamente raggiunto le dimensioni che molti prevedevano.
È, infatti, la prima volta che si progetta a livello nazionale una piattaforma applicativa che ha profonde implicazioni dal punto di vista della clinica.

Telemedicina: la svolta del PPP

Ma perché parliamo di svolta? Riassumiamo, in poche parole, cosa prevede il PPP (per maggiori dettagli, si legga l’approfondimento che illustra il progetto).
Il PPP prevede la realizzazione di una piattaforma, ripartita in ambito nazionale e ambiti regionali, in grado di fornire servizi applicativi per erogare televisite, teleconsulti ed eseguire il telemonitoraggio dei pazienti.
I servizi, che coprono tutte le attività necessarie, dall’autenticazione del paziente sino alla redazione e firma di un referto, includendo anche la prenotazione e il pagamento delle prestazioni, potranno essere erogati attraverso API, un portale web o un’app mobile. È anche previsto il rilascio di un kit di sviluppo (SDK) per inglobare in sistemi terzi le componenti/servizi della piattaforma.

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L’iniziativa avrà, quindi, tre valenze:

  • Framework di sviluppo di sistemi completi di telemedicina
  • Piattaforma di erogazione di servizi completi di telemedicina
  • Infrastruttura per la raccolta, la standardizzazione e l’alimentazione del nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE 2.0).

Come si può comprendere, si tratta di uno scenario davvero rilevante ed “invasivo” che solleva molte domande su quale possa essere il futuro del mercato della telemedicina in Italia.
Prima, però, di formulare qualche ipotesi in tal senso, è opportuno partire dalla situazione attuale del mercato della telemedicina nel nostro Paese.

Mercato della telemedicina in Italia: affollato ed eterogeneo 

Questo settore è stato considerato, per molto tempo, una nicchia con poche possibilità di crescere in modo significativo per diverse ragioni. Tra queste:

  • vuoto normativo
  • mancanza di un sistema di tariffazione
  • scarsa domanda da parte delle aziende sanitarie.

Non c’è dunque da meravigliarsi se, con poche eccezioni, sia stato occupato da piccole aziende che hanno sviluppato soluzioni più o meno artigianali.
Il cambiamento di scenario portato dal Covid ha colto di sorpresa i grandi player e aperto, almeno in teoria, ampi spazi a quelle aziende che avevano investito in questo settore.
L’arrivo del PNRR e la gara Consip di Sanità Digitale hanno scatenato una corsa da parte dei player già presenti, delle grandi aziende di sanità digitale e anche di quelle IT generaliste per realizzare/assemblare soluzioni da offrire. Ma su quale mercato?

I diversi ambiti del mercato della telemedicina

Sono almeno tre gli ambiti del mercato della telemedicina nel nostro Paese:

  • regionale
  • aziende sanitarie pubbliche
  • aziende sanitarie private.

A queste tre dobbiamo poi aggiungere il quarto – ossia quello nazionale – che però sarà coperto da un PPP.
Sono ambiti con dinamiche ed esigenze diverse che vale la pena approfondire.

Telemedicina: cosa faranno le regioni?

Alcune regioni, che sono le destinatarie della maggior parte dei fondi della Missione 6 del PNRR, stanno pensando a una strategia basata su piattaforme centrali. È ad esempio il caso del Piemonte e del Friuli-Venezia Giulia che avevano iniziato dei percorsi di gara, poi sospesi a seguito della gara Consip e del PPP della piattaforma nazionale.
Le regioni hanno oggi tre possibilità:

  • prevedere l’uso del SDK del PPP e impostare progetti di sviluppo a partire da questi
  • pensare di impiegare le API del PPP e realizzare una soluzione magari ibrida (parte mediante API, parte con sviluppi ad hoc)
  • ricorrere alla piattaforma nazionale in regime di sussidiarietà.

Qualunque sia la scelta, rimane il compito, non semplice, di integrare queste soluzioni con i sistemi regionali e quelli delle aziende sanitarie.
C’è poi il fattore tempo. Il PPP prevede la consegna della piattaforma a novembre 2023. Potranno le regioni aspettare? Qualora, invece, si muoveranno in autonomia, in che tempi potrebbero mettere in esercizio le proprie soluzioni? Bisogna osservare che la riforma dell’assistenza territoriale prevede l’uso della telemedicina che non può quindi essere rimandato più di tanto.

Ancora diverso è lo scenario di quelle regioni che, ancora prima del Covid, hanno acquisito e gestiscono piattaforme di telemedicina, come ad esempio l’Emilia-Romagna che ha esteso la soluzione della AUSL di Parma a tutte le Case della Salute. Lo scenario del PPP cambia la prospettiva e imporrà una profonda revisione di queste soluzioni.

Telemedicina: le aziende sanitarie pubbliche

In quelle regioni dove le aziende sanitarie pubbliche hanno maggiore autonomia, alcune di esse si sono dotate di soluzioni di telemedicina. Lo scenario del PPP incrementa in modo sensibile la complessità delle soluzioni che dovranno essere coerenti con (e alimentare) la piattaforma nazionale. Cambiano le regole del gioco, non si tratta soltanto di scegliere una delle soluzioni sul mercato ma di impostare una strategia e un disegno architetturale molto più complesso, non solo dal punto di vista tecnologico ma anche sul piano dell’interoperabilità semantica.

Ma queste aziende sono in grado di esprimere una progettualità di questo tipo? Lo sono i loro fornitori?

Privati: mercato parallelo della telemedicina?

Le aziende sanitarie private sono state più pronte e recettive nei confronti della telemedicina che è vista come uno strumento per ampliare la platea degli utenti e offrire prestazioni a distanza. Diverse aziende e gruppi privati si sono dotate di soluzioni e portali per offrire le proprie prestazioni in modalità telematica. Non è chiaro se i privati rientreranno o meno, attraverso le regioni, nel perimetro della piattaforma nazionale. In caso affermativo, valgono le stesse considerazioni espresse per le aziende pubbliche; viceversa, senza le considerazioni e le complessità già illustrate, questo settore potrebbe configurarsi come una sorta di vero e proprio “mercato parallelo”, dove anche i piccoli fornitori potrebbero competere con le proprie soluzioni attuali.
Bisogna poi considerare che questo scenario è molto variegato ed è composto da:

  • gruppi privati
  • singole aziende sanitarie
  • piccoli ambulatori e centri medici
  • singoli professionisti.

La domanda è quindi molto articolata e stratificata: da piattaforme web che offrono servizi standardizzati stand alone a basso costo sino a soluzioni basate su piattaforme on premise integrate ai sistemi informativi delle aziende sanitarie.

Piattaforma nazionale: l’impatto sul mercato della telemedicina

La complessità che lo scenario della piattaforma nazionale comporta avrà, probabilmente, una forte ripercussione sul mercato della telemedicina in Italia.
I fornitori più piccoli saranno in difficoltà nell’affrontare gli investimenti necessari per far evolvere i loro sistemi.
L’eventuale centralizzazione degli acquisiti a livello regionale e il ricorso a convenzioni e accordi quadro Consip rappresenterà, inoltre, un’ulteriore barriera difficile da superare.
Alcuni di essi potrebbero essere acquisiti dai grandi player che, in questo modo, si andrebbero a dotare delle esperienze e delle competenze che a loro mancano, integrandole con quelle relative ai sistemi applicativi e alla system integration.

L’incertezza sulle scelte delle regioni e delle aziende sanitarie non facilita, però, l’elaborazione di strategie ed investimenti anche da parte dei big player, tentati dal partecipare al PPP e giocare così un ruolo a livello nazionale per poi affrontare le regioni.

Il gioco si complica anche per quelle aziende, italiane e straniere, attive sul mercato dell’online booking di prestazioni sanitarie e servizi basici di telemedicina. Se, fino ad oggi, hanno offerto servizi erogati mediante piattaforme proprietarie poco integrate ai sistemi informativi delle aziende sanitarie, il nuovo scenario comporterà una revisione delle proprie strategie e soluzioni. Specialmente per i player internazionali che operano con logiche di scalabilità, questo scenario potrebbe rendere meno attrattivo il mercato italiano.

Mercato telemedicina: da Eldorado a campo di battaglia?

Le considerazioni espresse portano a pensare che il mercato della telemedicina, da molti visto come un Eldorado, possa in realtà configurarsi come un campo di battaglia per un numero ristretto di player in grado di realizzare e gestire piattaforme complesse.
Una prospettiva ben diversa da ciò che in tanti avevano immaginato.

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