Sanità Digitale

Telemedicina: l’Italia ci crede. Ma serve uno sforzo comune per vincere la sfida

Nel nostro Paese si moltiplicano iniziative, progetti e sperimentazioni dedicate alla telemedicina. Prevista una piattaforma abilitante nazionale per l’accesso ai servizi. Ma occorre cooperare per superare la disomogeneità informatica e di processo tra aziende sanitarie e le difformità tra Regioni

Pubblicato il 12 Mar 2022

Il PNRR, nella Missione 6 Salute, prevede uno stanziamento di 2,72 miliardi per la sotto-missione “Casa come primo luogo di cura“.
Di questi fondi, 1 miliardo viene espressamente indirizzato alla telemedicina, perché, viene detto, svolge un ruolo centrale per le cure sul territorio.

Uno degli obiettivo del PNRR, infatti, è contribuire a ridurre gli attuali divari geografici e territoriali in termini sanitari grazie all’armonizzazione degli standard di cura garantiti dalla tecnologia, garantire una migliore “esperienza di cura” per gli assistiti, migliorare i livelli di efficienza dei sistemi sanitari regionali tramite la promozione dell’assistenza domiciliare e di protocolli di monitoraggio da remoto.

Telemedicina: dall’emergenza alla pratica quotidiana

A riguardo va sottolineato che, prima della pandemia, la sanità digitale aveva una distribuzione a macchia di leopardo all’interno del SSN. Applicazioni come telemedicina, fascicolo sanitario elettronico, ricette elettroniche, non solo erano usate in modo diverso tra regione e regione, ma impiegavano anche formati differenti, limitando la possibilità di condivisone dei dati.

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La necessità di far fronte al Covid-19 ha portato a un’accelerazione nell’adozione di tecnologie digitali in tutto il SSN, spingendo i Servizi Sanitari Regionali (SSR) e le aziende sanitarie a consolidare progetti già in cantiere come, ad esempio, far diventare di uso comune le ricette dematerializzate.

Non solo. L’impossibilità di avere una facile gestione dell’assistenza ambulatoriale, per via dell’obbligo di un limitato contatto fisico, ha indotto ad avviare le prime esperienze di gestione da remoto dei pazienti. Ciò non ha riguardato soltanto chi era infetto da Covid-19, ma anche le cronicità la cui cura era impedita a domicilio e dove la telemedicina si è sostituita all’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) per un efficace monitoraggio dei pazienti.

L’esperienza fatta in forma pressoché coercitiva ha dato i suoi frutti.
Così, soluzioni adottate per affrontare l’emergenza sono diventate solide realtà, come appunto la ricetta elettronica o anche certe forme di gestione dei pazienti cronici che, nel corso della pandemia, hanno espresso il loro valore potenziale per via dei modelli di follow up organizzati in modo differente rispetto alla tradizionale visita in presenza.

Telemedicina in Italia: la piattaforma abilitante nazionale

Va però sottolineato che, nonostante durante la pandemia si sia avuto un impiego su vasta scala in Italia della telemedicina, oggi i servizi disponibili riguardano poche regioni, con la maggioranza delle esperienze più significative concentrata in Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia e Veneto.
Per la maggior parte, si tratta di piccole sperimentazioni, poco o per nulla integrate con FSE, SPID o piattaforme regionali.

L’obiettivo del PNRR, con lo stanziamento di 1 miliardo di euro, è proprio riuscire a dare vita a una piattaforma abilitante a livello nazionale che consenta a tutte le regioni di poter usufruire ai medesimi servizi di telemedicina come la teleassistenza, il teleconsulto, il telemonitoraggio o la televisita.
Va da sé che tali servizi dovranno essere integrati con il FSE.

A riguardo, è stata anche definita una roadmap che prevede l’imminente avvio del processo di gara per la piattaforma ed – entro la fine del 2025 –  i servizi di telemedicina disponibili per oltre 200.000 persone.

Ma – come si legge nel documento informativo discusso nella recente Conferenza Stato-regioni dal Ministro per l’innovazione tecnologica Colao – occorre cooperare per vincere la disomogeneità informatica e di processo tra aziende sanitarie e le difformità tra le Regioni.

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Le tappe che porteranno alla piattaforma abilitante nazionale per la Telemedicina in Italia (fonte: Sanità digitale – Documento Informativo –   Conferenza Stato-regioni – 2 Marzo 2022

RISE, teleconsulto e televisita per pazienti oncologici

La piattaforma è il futuro, il punto certo è che le aziende sanitarie sono un laboratorio cruciale per il decollo di modelli di erogazione delle cure da remoto che, prima della pandemia, trovavano applicazione in pochi contesti e per poche condizioni di salute.
In questo ambito, il Politecnico di Milano e Novartis Oncology, con il coinvolgimento di 11 centri clinici italiani, hanno realizzato il progetto RISE – Revisione e misura dei processi di gestione in Telemedicina del paziente oncologico – finalizzato a identificare impatti e criticità nella gestione dei pazienti oncologici in modalità integrata con soluzioni di teleconsulto e televisita. Inoltre, RISE è pensato per:

  • consentire di condividere know-how ed esperienze tra centri clinici
  • definire un modello di riferimento per l’uso della telemedicina nella gestione del percorso dei pazienti oncologici
  • sviluppare un panel di indicatori capace di misurare il valore generato dall’utilizzo di tali soluzioni

In Lombardia e Puglia la telemedicina è verticale

La Regione Lombardia è stata scelta, insieme alla Puglia, per l’implementazione delle piattaforme verticali nazionali di telemedicina.
Le due regioni dovranno sviluppare le applicazioni che abilitano i servizi specifici di telemedicina, quali la televisita, il telecontrollo, il teleconsulto e il telemonitoraggio, in affiancamento verticale alla componente abilitante sviluppata a livello nazionale.

Ancora in Puglia, è attiva dallo scorso autunno COReHealth, la Centrale operativa regionale di telemedicina per la cronicità e le reti cliniche.
Sviluppata dall’AReSS, è un progetto a supporto degli operatori delle reti di cura e soprattutto dei pazienti che, in aggiunta ai percorsi consolidati, possono usufruire di un nuovo servizio altamente innovativo con accesso in modalità telematica. Grazie alla COReHealth, prima esperienza di Centrale Regionale di Telemedicina nel panorama nazionale, i pazienti possono essere curati da casa, accompagnati a un’auto-gestione della propria malattia cronica, riducendo così le ospedalizzazioni e le visite presso gli ambulatori e i medici.

Teleradiologia, approvato l’avvio in Sardegna

L’Azienda regionale della salute (Ares) della Sardegna – a sua volta – incentiva l’utilizzo della telemedicina nelle Asl di recente formazione e delibera l’adozione in via sperimentale della “Procedura per la telegestione nella diagnostica per immagini in condizioni di urgenza”’. Insieme, approva anche il “Consenso informato all’esecuzione in urgenza dell’esame radiologico convenzionale senza mezzo di contrasto ed invio delle immagini”.
L’obiettivo è incentivare l’utilizzo delle diverse forme di sanità digitale e del ricorso alla teleradiologia.
La procedura, appena deliberata, rappresenta il primo passo verso lo sviluppo della telemedicina sull’isola.
Questo tipo di esami radiologici, che non richiederanno la somministrazione al paziente del mezzo di contrasto, potranno essere eseguiti solo in regime d’urgenza.

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