Di Sanità (e malasanità) in Italia si parla (e si sparla) tanto. Ed è sotto gli occhi di tutti quali enormi vantaggi possa portare ai cittadini una Sanità che sappia innovarsi puntando sulla trasformazione digitale e sulle nuove tecnologie.
Ma servono soldi, tanti soldi, si è detto per lunghi anni.
Una “scusa” sempre verde da tirar fuori in mancanza di una reale capacità strategica (volontà?) di fare vera innovazione in Sanità e vincere la naturale resistenza al cambiamento dei suoi vertici? Forse.
Certo è che quando– anche grazie al PNRR – sembrava ormai che almeno queste agognate risorse le avessimo finalmente trovate – e che tra gli addetti ai lavori, se non di euforia, s’iniziasse a respirare un clima di prudente e speranzosa fiducia – ecco che cade il Governo.
E torna la paura. Che tutto resti come prima. Che i fondi del PNRR non si riesca più ad utilizzarli appieno (o quasi per nulla). Che i tanti – ma fondamentali – decreti e provvedimenti rimasti in sospeso dopo la caduta del Governo, non vedano mai la luce.
Il Presidente Draghi, di recente, ha gettato acqua sul fuoco: “Sono convinto che il prossimo governo, di qualunque colore sarà, riuscirà a superare le difficoltà che sembrano insormontabili: l’Italia ce la farà anche questa volta” – ha affermato il Premier.
E noi, ovviamente, ce lo auguriamo. E incrociamo le dita. Con le quali, però, proviamo anche a scorrere i PDF dei programmi elettorali delle principali forze politiche. A caccia della voce Sanità. Un cavallo di battaglia elettorale impossibile da trascurare. E, infatti, se ne trova traccia in ognuno dei programmi delle coalizioni in gioco.
Ma cosa hanno promesso di fare, in ambito Sanità, i futuri parlamentari dopo le elezioni del 25 settembre?
Per capirlo, abbiamo pubblicato di seguito, integralmente, l’estratto dei programmi elettorali dedicati alla Sanità del Centro Destra (“Per l’Italia – Accordo quadro di programma per un Governo di Centro Destra), Centro Sinistra (quello pubblicato è il programma del Partito Democratico “Insieme per un’Italia democratica e progressista”), Movimento Cinque Stelle (“Dalla parte giusta – Cuore e coraggio per l’Italia di domani) e Azione – Italia Viva – Calenda (“renew europe”). Cosicché ognuno possa farsi la propria idea.
Tuttavia, è possibile fare qualche considerazione di carattere generale.
La prima riguarda la modalità espositiva del tema Sanità all’interno dei singoli programmi elettorali. Sintetica nel caso del Centro Destra e dei Cinque Stelle, più dettagliata per Partito Democratico e Azione – Italia Viva – Calenda.
Ovviamente, tutto ciò non assume alcun particolare significato politico per almeno due buone ragioni.
La prima è che non è scritto da nessuna parte che un programma più lungo e dettagliato sia necessariamente migliore di uno conciso e sintetico.
L’altra è che i programmi elettorali pubblicati di seguito sono quelli delle coalizioni e non dei singoli partiti e questi ultimi hanno già precisato – e alcuni, invero, lo hanno già fatto – che integreranno tali programmi di coalizione con quelli propri, verosimilmente più approfonditi ed esaustivi.
Una seconda considerazione, più di merito, riguarda invece l’esistenza di diversi punti in comune – probabilmente frutto dell’eredità del “governissimo” appena caduto – ma anche di qualche sostanziale differenza e peculiarità.
Tra i punti in comune spiccano il tema della medicina del territorio e delle liste di attesa, esplicitamente citati nei programmi del Centro Destra, Partito Democratico e Azione – Italia Viva – Calenda.
Riguardo alla sanità territoriale, il Centro Destra inserisce tra i punti lo “Sviluppo della sanità di prossimità e della medicina territoriale”, il Partito Democratico promette di investire “sulle Case della Comunità come modello in grado di farsi prossimo alle esigenze di tutta la popolazione, in un’ottica di prossimità e multidisciplinarietà” e di “rafforzare ed incentivare la presenza sul territorio dei Medici di Medicina generale e degli infermieri di comunità” e Azione – Italia Viva – Calenda s’impegna a garantire “una Sanità in grado di assicurare un continuum assistenziale tra casa del paziente, territorio, ospedale e viceversa”.
Riguardo alle liste di attesa, il Centro Destra parla esplicitamente di “abbattimento dei tempi”, il Partito Democratico s’impegna a “dimezzarne al 2027 i tempi massimi per esami diagnostici e interventi, riformando l’attuale Piano Nazionale Governo Liste d’Attesa con l’introduzione di un sistema di incentivi-sanzioni e di mobilità tra strutture sanitarie” e Azione – Italia Viva – Calenda inserisce nella parte del programma dedicato alla Sanità uno specifico punto – il numero 6 – che chiama “Piano straordinario per le liste di attesa” (si veda più avanti per i dettagli).
Tutte le coalizioni, inoltre – sia pur con qualche distinguo – nei loro programmi elettorali affrontano il tema della difficoltà in cui opera e versa attualmente il personale sanitario e della conseguente necessità di un incremento dell’organico.
A tal proposito, il Partito Democratico s’impegna a “superare il modello di programmazione della spesa sanitaria costruita per comparti chiusi e tetti di spesa, in modo particolare il tetto sulla spesa per il personale sanitario che ha rappresentato un ostacolo al rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale”. In tale ambito s’impegna, inoltre, a “ridurre il ricorso a personale non strutturato (lavoratori precari, collaborazioni esterne ed esternalizzazioni), rafforzando ed incentivando la presenza sul territorio dei Medici di Medicina generale e degli infermieri di comunità, garantendo il tempestivo rinnovo dei contratti di lavoro”.
Il Centro Destra, a sua volta, inserisce tra i punti del suo programma “l’incremento dell’organico di medici e operatori sanitari”.
Inoltre, ben 2 dei sintetici 5 punti dedicati alla Sanità del programma dei Cinque Stelle fanno in qualche modo riferimento alla necessità sempre più impellente del potenziamento del personale sanitario, ossia: “aumento delle retribuzioni per il personale sanitario” e “incentivi per i Pronto Soccorso”.
Infine, Azione – Italia Viva – Calenda propone “di valutare una più rapida ascesa di carriera in campo sanitario e una remunerazione adeguata al carico di lavoro e soprattutto alle responsabilità, così da limitare contestualmente il fenomeno dell’emigrazione di professionisti sanitari verso l’estero. In questo senso – si legge nel programma – particolare attenzione deve essere riservata al personale sanitario ospedaliero che in questi anni ha affrontato pressioni lavorative massacranti. Se, infatti, il PNRR prevede importanti investimenti nell’ammodernamento tecnologico degli ospedali, in parallelo, occorre un progressivo e strutturale aumento degli stipendi degli operatori sanitari degli ospedali, con particolare attenzione a quelli impegnati nei reparti di medicina d’urgenza e in quelli più soggetti a rischi di burnout”.
Da notare, inoltre, la convergenza tra Azione-Italia Viva – Calenda e Cinque Stelle riguardo alla necessità di definire con precisione il tema del perimetro delle competenze tra Stato e Regioni in ambito Sanità, circostanza che la pandemia ha fatto emergere in tutta la sua delicatezza e criticità.
Il primo dei punti Sanità del programma Azione – Italia Viva – Calenda è proprio quello che s’impegna a “riformare i meccanismi di governance e coordinamento tra Stato e Regioni”, ossia a “ridefinire la disciplina di competenza di Stato e Regioni con riferimento ed oltre al titolo V della Costituzione Italiana. In particolare – si legge nel programma – è necessario riconoscere allo Stato funzioni di analisi di dati e bisogni, valutazione delle tecnologie sanitarie, indirizzo e coordinamento delle Regioni. Alle Regioni si riconosce la funzione di erogazione e gestione dei servizi, con il conferimento di accreditamento in base a criteri oggettivi ed esigenze territoriali. Nel caso in cui le Regioni non siano in grado di garantire l’erogazione dei LEA, va riconosciuta allo Stato la possibilità di intervenire”.
In sintonia con tale punto la proposta Cinque Stelle di “riforma Titolo V della Costituzione per riportare la salute alla gestione diretta dello Stato ed evitare le attuali disfunzioni dei 20 sistemi regionali, a maggior ragione emerse con la pandemia”.
Riguardo alle tecnologie digitali e, più in generale, alle tematiche dell’innovazione in Sanità, alcuni programmi elettorali ne fanno esplicito riferimento.
Azione – Italia Viva – Calenda, ad esempio, dedica interamente all’innovazione il settimo punto del suo programma, un “Piano strategico nazionale per le filiere dell’innovazione” (si veda più avanti per i dettagli). Tale coalizione, inoltre, sostiene che “deve essere aumentata la formazione in telemedicina e nelle tecnologie digitali e garantirne l’implementazione”.
A proposito di telemedicina e transizione digitale, il Partito Democratico s’impegna a “completare la transizione digitale già avviata per agevolare il lavoro dei professionisti e l’accesso al sistema e alle cure della popolazione, valorizzando telemedicina, COT, teleassistenza, telemonitoraggio e teleconsulto, e potenziare l’Assistenza territoriale in tutto il territorio nazionale, per dare concreta attuazione alla sfida della prossimità delle cure”.
Al “potenziamento e accessibilità alle terapie innovative e avanzate” è espressamente dedicato, invece, uno dei punti sintetici del programma dei Cinque Stelle.
Tra le peculiarità, tante, invero, che contraddistinguono i diversi programmi elettorali, sono da segnalare:
- La “Farmacia dei servizi” proposta dal Partito Democratico: una “struttura di prossimità della rete territoriale in raccordo con le Case di Comunità e con la rete delle farmacie italiane”
- L’ “estensione delle prestazioni medico sanitarie esenti da ticket” e la “revisione del piano oncologico nazionale” proposte dal Centro Destra
- La promessa dei Cinque Stelle di porre fine alle “interferenze della politica nelle nomine dei dirigenti sanitari”
- L’impegno di Azione – Italia Viva – Calenda a regolamentare il “rapporto tra pubblico e privato accreditato, sia in termini di finanziamento che di funzionamento”, ossia di “istituire modalità più trasparenti nel differenziare servizi pubblici e privati in modo che questi possano collaborare in sinergia e integrarsi tra loro”.
Chi avrà avuto la pazienza di scorrere i dettagli dei programmi elettorali delle coalizioni dedicati alla Sanità (si vedano quelli pubblicati più avanti), probabilmente, a quel punto, si sarà fatta la propria idea su quali siano (e sul se vi siano o meno), tra questi programmi, eventuali punti e spunti convincenti per riprendere il percorso di innovazione digitale in Sanità che – pur con tutti i suoi limiti – stava in qualche modo procedendo prima della caduta del governo Draghi.
La domanda è: siamo di fronte a un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
Domanda che – come capita spesso – è ben più facile della risposta.
Potremmo forse vederlo “mezzo pieno” se consideriamo – come visto – alcuni punti in comune presenti nei programmi elettorali delle diverse coalizioni.
Della serie: almeno quei punti – chiunque vada al Governo, vincendo le elezioni del 25 settembre e ottenendo la maggioranza – dovrebbe portarli a casa, visto che sono presenti anche in quelli che diventerebbero i programmi dell’opposizione.
Così come potremmo vederlo “mezzo vuoto” se consideriamo che – un po’ in tutti i programmi – sembra non essere chiara la strategia di fondo che dovrebbe ispirare un vero percorso d’innovazione in Sanità. Forse per la fretta di divulgarli e metterli subito online, forse perché da ampliare e precisare con quelli dei singoli partiti, certo è che un po’ tutti i programmi Sanità delle coalizioni sembrano mancare ancora di una vision organica e di Sistema capace di guidare l’innovazione e la trasformazione digitale in Sanità tracciando e indicando con chiarezza la strada da seguire.
Come se – ancora una volta – la domanda fosse del tipo: “Ma per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”.
Probabilmente, è ancora presto per dire se il bicchiere sia realmente mezzo vuoto o mezzo pieno. Per capirlo meglio, teniamolo sotto osservazione e vediamo se e quanta acqua vi sarà versata da oggi al 25 settembre. E poi ne riparliamo.
I PROGRAMMI ELETTORALI
Di seguito, si riportano integralmente i programmi elettorali (parti dedicate alla Sanità) pubblicati dalle principali coalizioni in vista delle elezioni politiche del 25 settembre:
Centro Destra (“Per l’Italia – Accordo quadro di programma per un Governo di Centro Destra), Centro Sinistra (quello pubblicato è il programma del Partito Democratico “Insieme per un’Italia democratica e progressista”), Movimento Cinque Stelle (“Dalla parte giusta – Cuore e coraggio per l’Italia di domani) e Azione – Italia Viva – Calenda (“renew europe”).
Centro Destra
- Sviluppo della sanità di prossimità e della medicina territoriale, rafforzamento della medicina predittiva e incremento dell’organico di medici e operatori sanitari
- Aggiornamento dei piani pandemici e di emergenza e revisione del Piano sanitario nazionale
- Oltre la pandemia: ripristino delle prestazioni ordinarie e delle procedure di screening, abbattimento dei tempi delle liste di attesa
- Estensione prestazioni medico sanitarie esenti da ticket
- Contrasto alla pandemia da Covid-19 attraverso la promozione di comportamenti virtuosi e adeguamenti strutturali – come la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti – senza compressione delle libertà individuali
- Riordino delle scuole di specializzazione dell’area medica
- Revisione del piano oncologico nazionale.
Partito Democratico
La salute rappresenta un bene pubblico fondamentale per la qualità delle nostre vite e per le politiche pubbliche di coesione.
Continueremo a promuovere il diritto alla salute di tutte e di tutti, rafforzando il Servizio Sanitario Nazionale e potenziando la medicina del territorio. Nel vivo della pandemia sono state fatte scelte in chiara discontinuità con le politiche degli ultimi quindici anni. Anzitutto, aumentando il Fondo Sanitario Nazionale di 10 miliardi di euro in soli tre anni, cui si sono aggiunti 20 miliardi del PNRR. Negli ultimi 2 anni, con 30.800 nuove borse studio, è stato finalmente superato lo storico problema dell’imbuto formativo che limitava l’accesso alle scuole di specializzazione dei neolaureati in medicina. Adesso, forti di questo risultato che ci consente di guardare con maggiore fiducia al futuro della sanità pubblica, serve uno sforzo straordinario per superare l’attuale condizione di stanchezza ed insoddisfazione delle professioni sanitarie messe a dura prova dall’emergenza Covid.
Ci impegniamo a superare il modello di programmazione della spesa sanitaria costruita per comparti chiusi e tetti di spesa. In modo particolare, il tetto sulla spesa per il personale sanitario ha rappresentato un ostacolo al rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale.
Investiremo sulle Case della Comunità come modello in grado di farsi prossimo alle esigenze di tutta la popolazione, in un’ottica di prossimità e multidisciplinarietà. Finanzieremo un Piano straordinario per il personale del Ssn, superando definitivamente i tetti di spesa in vigore da più di 10 anni, riducendo il ricorso a personale non strutturato (lavoratori precari, collaborazioni esterne ed esternalizzazioni), rafforzando ed incentivando la presenza sul territorio dei Medici di Medicina generale e degli infermieri di comunità, garantendo il tempestivo rinnovo dei contratti di lavoro. Un Piano finanziato attraverso un adeguato incremento del Fondo Sanitario Nazionale, affinché nessuno si ritrovi solo quando ha bisogno di assistenza.
Lanceremo un piano straordinario per la salute mentale, per promuovere presa in carico e inclusione attraverso lo sviluppo di modelli organizzativi di prossimità, con Centri di Salute Mentale di piccola scala, fortemente radicati e integrati nelle comunità.
Approveremo la riforma della non autosufficienza proposta dal Ministro Orlando con un incremento del finanziamento pubblico per l’offerta di interventi e servizi e garantiremo riconoscimento e tutele ai caregiver.
Ci impegniamo a dimezzare al 2027 i tempi massimi delle liste di attesa per esami diagnostici e interventi, riformando l’attuale Piano Nazionale Governo Liste d’Attesa con l’introduzione di un sistema di incentivi-sanzioni e di mobilità tra strutture sanitarie.
Completeremo la transizione digitale già avviata per agevolare il lavoro dei professionisti e l’accesso al sistema e alle cure della popolazione, valorizzando telemedicina, COT, teleassistenza, telemonitoraggio e teleconsulto, e potenzieremo l’Assistenza territoriale in tutto il territorio nazionale, per dare concreta attuazione alla sfida della prossimità delle cure.
Tra le misure che proponiamo c’è l’istituzione di uno psicologo per le cure primarie e contratti di lavoro formativo con le opportune tutele. Anche alla luce di quanto emerso dal lavoro della Commissione Paglia, vogliamo dare una risposta ai bisogni della persona anziana.
Svilupperemo la farmacia dei servizi, come struttura di prossimità della rete territoriale in raccordo con le Case di Comunità e con la rete delle farmacie italiane.
Per realizzare questi obiettivi, è necessario adeguare il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale, allineandolo progressivamente ai grandi Paesi europei, e rafforzare la sua capacità di garantire il diritto alla salute in maniera più omogenea in tutte le Regioni.
Cinque Stelle
- Basta interferenze della politica nelle nomine dei dirigenti sanitari
- Riforma titolo V della Costituzione per riportare la salute alla gestione diretta dello Stato ed evitare le attuali disfunzioni dei 20 sistemi regionali, a maggior ragione emerse con la pandemia
- Potenziamento e accessibilità alle terapie innovative e avanzate
- Incentivi per i Pronto Soccorso
- Aumento delle retribuzioni per il personale sanitario.
Azione – Italia Viva – Calenda
La pandemia COVID-19 ha reso evidente come la vulnerabilità di un sistema sanitario possa avere profonde ripercussioni, sia sulla salute degli individui, che sulla crescita economica e sociale. Sono forti le diseguaglianze relative all’accesso e alla qualità delle cure, l’inadeguatezza dell’assistenza territoriale, la scarsa integrazione tra assistenza sanitaria e assistenza sociale, l’impressionante carenza di personale. Per questo riteniamo necessario:
- Riformare i meccanismi di governance e coordinamento tra Stato e regioni
Ridefinire la disciplina di competenza di Stato e Regioni con riferimento ed oltre al titolo V della Costituzione Italiana. In particolare, è necessario riconoscere allo Stato funzioni di analisi di dati e bisogni, valutazione delle tecnologie sanitarie, indirizzo e coordinamento delle Regioni. Alle Regioni si riconosce la funzione di erogazione e gestione dei servizi, con il conferimento di accreditamento in base a criteri oggettivi ed esigenze territoriali. Nel caso in cui le Regioni non siano in grado di garantire l’erogazione dei LEA, va riconosciuta allo Stato la possibilità di intervenire.
- Rapporto tra medicina ospedaliera, assistenza primaria, medicina territoriale e servizi sociali
Il nostro impegno è per una Sanità in grado di assicurare un continuum assistenziale tra casa del paziente, territorio, ospedale e viceversa. È quindi necessaria una riorganizzazione dell’assistenza territoriale in ottica di prevenzione e promozione della salute e di garanzia della continuità delle cure. Sono inoltre necessari investimenti sull’assistenza residenziale e domiciliare per la popolazione fragile, finalizzati ad abbattere le esistenti barriere di accesso alle cure attribuibili ad importanti diseguaglianze geografiche e sociali. In particolare, sono necessari investimenti in edilizia sanitaria/abitativa per superare la logica della istituzionalizzazione, con modelli abitativi per la popolazione anziana che integrino assistenza sociale e sanitaria.
Urge una revisione della Medicina Generale, distinguendo le cronicità di base da quelle di carattere specialistico che saranno prese in carico, sul territorio, da esperti delle varie professioni sanitarie, dagli specialisti ambulatoriali e dai medici di laboratorio, con il supporto della rete delle farmacie.
In questo quadro, occorre adottare indicazioni nazionali prescrittive sulla funzione delle Case della Comunità previste da PNRR, che siano proiettate all’esterno con nuove professionalità, come ad esempio lo Psicologo di Base, e con personale presente con un medesimo sistema di guardia notturna e emolumento adeguato a tali ulteriori funzioni. Vanno inoltre incentivate le aggregazioni professionali. Infine, è necessaria un’integrazione della rete di servizi sociali e sanitari, coinvolgendo specialisti multidisciplinari, di concerto con i MMG.
- Rapporto tra pubblico e privato accreditato, sia in termini di finanziamento che di funzionamento
È necessario istituire modalità più trasparenti nel differenziare servizi pubblici e privati in modo che questi possano collaborare in sinergia e integrarsi tra loro, con l’obiettivo primario di mettere al centro i bisogni del paziente e le sue scelte di cura in un sistema integrato pubblico/privato che garantisca a tutti la stessa qualità di cura e un servizio pubblico efficace ed efficiente. Inoltre, strategie specifiche vanno identificate per consentire al settore pubblico del SSN di potersi agevolmente rinnovare e dotare di ciò di cui ha bisogno in termini di personale e investimenti in innovazione.
- Strutturazione di un adeguato sistema di prevenzione e preparedness
Riteniamo necessario incrementare gli investimenti e l’impegno dei servizi sanitari nelle attività di prevenzione e promozione della salute per garantire che l’obiettivo primario del nostro SSN sia la tutela della salute della popolazione e non la cura della malattia. Al riguardo è fondamentale investire in progetti e campagne di prevenzione dalle dipendenze (alcol, sostanze stupefacenti, internet addiction disorder, ludopatie) disturbi alimentari, infortuni sul lavoro e rischi ambientali.
Occorre poi rafforzare la lotta all’antibioticoresistenza con protocolli nazionali obbligatori in tutti i presidi sanitari, raccolta dati centralizzata, formazione specifica degli operatori sanitari.
Inoltre, va esteso il rafforzamento e l’integrazione degli organi tecnici non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo, con la creazione di un’Agenzia Nazionale per la prevenzione e la preparedness, per coordinare le attività e garantirne l’omogeneità sul territorio nazionale.
In questo quadro è opportuno anche il ripristino degli osservatori regionali della prevenzione e l’implementazione di un sistema di analisi dei dati biometrici e di strutture di laboratorio e ambienti clinici con i più elevati livelli di biosicurezza, nonché investimenti in sanificazione ambientale avanzata per scuole, mezzi di trasporto, uffici pubblici e per dotare i presidi di emergenza di percorsi pandemic-free ed equipaggiare le ambulanze con sistemi di digitalizzazione e attrezzature per il trasporto in isolamento.
Proponiamo anche l’istituzione di una “protezione civile sanitaria” formata da professionisti e volontari addestrati al contrasto alle pandemie e la previsione di una formazione continua e obbligatoria per il personale sanitario e sociosanitario su prevenzione e contrasto ai rischi pandemici. Infine, è necessario promuovere, anche a livello europeo, accordi di ricerca e cooperazione con Università e Centri di studio epidemiologico del continente africano per monitorare l’insorgenza di nuove malattie infettive.
- Formazione e gestione delle risorse umane
Proponiamo di valutare una più rapida ascesa di carriera in campo sanitario e una remunerazione adeguata al carico di lavoro e soprattutto alle responsabilità, così da limitare contestualmente il fenomeno dell’emigrazione di professionisti sanitari verso l’estero. In questo senso, particolare attenzione deve essere riservata al personale sanitario ospedaliero che in questi anni ha affrontato pressioni lavorative massacranti. Se, infatti, il PNRR prevede importanti investimenti nell’ammodernamento tecnologico degli ospedali, in parallelo, occorre un progressivo e strutturale aumento degli stipendi degli operatori sanitari degli ospedali, con particolare attenzione a quelli impegnati nei reparti di medicina d’urgenza e in quelli più soggetti a rischi di burnout.
Inoltre, per attrarre personale straniero è necessaria una drastica semplificazione delle procedure per il riconoscimento dei titoli di studio esteri per tutte le professioni sanitarie.
È poi fondamentale una riforma dei percorsi di formazione e accesso prevedendo le specializzazioni cliniche, l’ampliamento delle competenze e delle docenze affidate ai professionisti, l’estensione della rete formativa e la revisione dell’iter per l’acquisizione delle specialità mediche nonché l’adozione di un contratto specifico di formazione e lavoro che superi il meccanismo delle borse di studio.
Infine, deve essere aumentata la formazione in telemedicina e nelle tecnologie digitali e garantirne l’implementazione.
- Piano straordinario per le liste di attesa
Per recuperare il “deficit di cure” causato dalla pandemia da COVID-19 è necessario varare un piano straordinario per aumentare la capacità produttiva di prestazioni di specialistica ambulatoriale, visite di controllo e interventi. L’obiettivo deve essere ridurre entro un anno il periodo di attesa per tali prestazioni fino ad un massimo di 60 giorni per quelle programmate e di 30 per tutte le altre. A tal fine, per un anno, in tutti i casi in cui siano superati tali termini, si estenderà la regola del Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa 2019-2021 in base al quale il paziente può recarsi in una struttura privata convenzionata senza costi aggiuntivi.
In parallelo occorre implementare misure di contrasto alla mancata aderenza ai piani terapeutici e verifica della appropriatezza delle prescrizioni attraverso un sistema di alert in collegamento con le farmacie e i medici di medicina generale, raccolta ed elaborazione statistica centralizzata dei dati relativi al monitoraggio dei tempi di attesa da incrociare con quelli dei Fascicoli Sanitari Elettronici per intervenire a livello locale in caso di anomalie riscontrate.
- Piano strategico nazionale per le filiere dell’innovazione
Nonostante l’Italia sia attualmente il primo produttore europeo di farmaci, il sistema presenta elementi di vulnerabilità legata alla dipendenza dagli approvvigionamenti da Paesi extra UE di materie prime e intermedie e dalla sempre più forte competitività degli Stati Uniti e della Cina nel campo delle biotecnologie. Per questo è necessario un piano strategico nazionale per il sostegno alla filiera delle Scienze della Vita e dei dispositivi medici. In aggiunta al miliardo già stanziato, ma che da oltre un anno è bloccato – e che deve subito essere impiegato – occorre investire altri due miliardi di euro. In parallelo è fondamentale una drastica semplificazione degli adempimenti per l’apertura di nuovi impianti produttivi e la rimozione degli ostacoli di carattere burocratico che rendono l’Italia poco attrattiva per le ricerche cliniche.
Infine, è opportuna l’istituzione di un fondo vincolato all’acquisto da parte dei centri accreditati di terapie avanzate e l’individuazione di modelli di accesso e di rimborso delle stesse che siano innovativi, così da valorizzare la componente di investimento di tali trattamenti.
- Malattie rare, tumori rari e malattie croniche invalidanti
È urgente l’adozione di tutti i decreti attuativi del Testo Unico delle Malattie Rare, nonché del Secondo Piano Malattie Rare con l’incremento del relativo fondo. Inoltre, è necessario inserire nei LEA nuove malattie invalidanti (quali vulvodinia, fibromialgia, ecc.) e istituire un fondo per la sperimentazione triennale in ogni Regione di un nuovo sistema di LEA per pazienti con malattie rare o croniche invalidanti basato sui piani terapeutici personalizzati e non sul rigido meccanismo dell’elenco delle prestazioni riconosciute.
Infine, è fondamentale la costituzione di un fondo strutturale vincolato esclusivamente allo Screening Neonatale Esteso (sul modello di quello per la fibrosi cistica) da ripartire tra le Regioni per l’ampliamento alla diagnosi delle ulteriori malattie incluse nel panel, e l’incremento del fondo dedicato al test di Next-Generation Sequencing.
- Finanziamento stabile e adeguato a medio termine
Il SSN deve essere adeguatamente finanziato, in misura comunque non inferiore alla media del finanziamento dei Sistemi Sanitari dell’Unione Europea, in termini di entità complessiva.
Inoltre, è opportuno destinare una quota non inferiore al 3% del Fondo Sanitario Nazionale alla Ricerca, riaffermando il principio che l’attività di ricerca sia parte integrante e fondamentale del SSN, motore virtuoso di sviluppo del Paese.