L' allarme

La ricetta elettronica non esisterà più?

In vista della scadenza di fine 2022, ora prorogata di un anno (fine 2023), si è fatta confusione tra ricetta elettronica e ricetta dematerializzata, riaprendo peraltro il dibattito sullo (scarso) utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico da parte dei cittadini. Facciamo il punto

Pubblicato il 27 Dic 2022

“È vero che non esisterà più la ricetta elettronica qualora non venisse prorogata l’ordinanza della protezione civile del marzo 2020?” scrive in un post Linkedin Chiara Sgarbossa – Head of Digital Health and Life Science Innovation Observatories – prima che arrivasse la proroga – poi arrivata – della scadenza inizialmente prevista per la fine di questo anno.

La ricetta elettronica pre-Covid non è la ricetta dematerializzata 

Sgarbossa – che i nostri lettori conoscono bene per i suoi contribuiti qui su HealthTech360 – fa subito chiarezza sulle ragioni che hanno creato tanta confusione e allarmismo in questi giorni sia tra i medici che tra i pazienti e normali cittadini:

“Se parliamo della ricetta elettronica – chiarisce l’esperta – che è stata disciplinata ben prima del Covid (nel 2011), direi proprio di no! Se, invece, parliamo della ricetta completamente ‘dematerializzata’, la mia risposta è ‘ni’!

E Sgarbossa chiarisce il perché di quanto affermato sopra, chiarendo come stessero le cose prima del Covid e cosa, invece, è accaduto, in maniera transitoria, a seguito dell’emergenza sanitaria:

Prima dell’emergenza – spiega Sgarbossa –  nonostante fosse possibile effettuare una prescrizione elettronica della maggior parte di farmaci e prestazioni, il medico stampava anche il promemoria cartaceo che il paziente doveva ritirare presso lo studio e portare con sé per ottenere l’erogazione di farmaci o prestazioni.
A seguito dell’emergenza sanitaria e della necessità di ridurre l’afflusso dei pazienti presso gli studi medici, la ricetta è diventata realmente “dematerializzata” e il cittadino poteva ricevere dal medico via email o SMS il Numero di Ricetta Elettronica (NRE) evitando di recarsi dal medico.

Ma questa – precisa Sgarbossa – non era e non è l’unica modalità con cui accedere al NRE: le ricette elettroniche sono, infatti, disponibili all’interno dei nostri Fascicoli Sanitari Elettronici (FSE) e, se guardiamo gli ultimi dati di aprile 2022, emerge che in quasi tutte le regioni è possibile accedere a questa funzionalità.

D’altro canto, sappiamo dagli ultimi dati dell’Osservatorio Sanità Digitale che solo il 33% dei cittadini ha utilizzato il proprio FSE e una piccola quota di questi (22%) ha poi fatto accesso alle ricette elettroniche”.

Proroga ricetta elettronica: un’occasione persa per accelerare sul Fascicolo Sanitario Elettronico?

Ed è qui che si apre un discorso ben più ampio della scadenza “tecnica” della ricetta elettronica.
Ossia, ciò che ci si chiede è se la proroga della scadenza, ora in effetti arrivata, sia più un male che un bene, nel senso che sarà solo l’ennesima toppa per colmare i buchi di un percorso di  trasformazione digitale della Sanità che continua a procedere troppo a rilento, come nel caso dell’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico.

“Dovrebbe esserci la proroga di un anno (e, infatti, c’è stata, ndr) per dare la possibilità al paziente di ricevere le ricette via mail o SMS, ma il rischio è che tra un anno ci diremo le stesse cose – commenta al proposito Sgarbossa. Che rilancia così: non potrebbe essere la volta buona per promuovere ulteriormente l’utilizzo del FSE tra i nostri cittadini, facendo conoscere la sua esistenza e le funzionalità presenti (tra cui l’accesso alla ricetta)? O forse si potrebbe accelerare quel processo che prevede l’accesso dei farmacisti al dossier farmaceutico del cittadino contenuto nel FSE 2.0 e permettere loro di erogare i farmaci prescritti?”

Come darle torto?

Certo, magari non sarebbe poi tutto così semplice, come sottolinea Sergio Pillon – Coordinatore della Trasformazione Digitale presso l’Asl Frosinone – che in un commento al post di cui sopra, pur sottolineando la correttezza della strategia, sottolinea come “purtroppo, se non si dematerializza, con un atto legislativo integrativo del decreto sulla ricetta elettronica, anche la fustella del farmaco, non c’è Fascicolo che tenga: deve sempre essere stampata su carta ed avere ‘appiccicate’ le fustelle adesive. Infine, purtroppo – precisa Pillon – hanno ‘dematerializzato’ solo le prescrizioni dei farmaci ma, nella maggior parte delle regioni, per gli esami clinici e le prestazioni strumentali serve il ‘promemoria cartaceo’ stampato.

Il Fascicolo? Sarebbe una beffa, il cittadino dovrebbe anche accedere al FSE e stamparsi la ricetta. No comment! – conclude Pillon”.
Che ha perfettamente ragione: in queste condizioni, il rimedio (FSE) sarebbe peggio del male (proroga ricetta elettronica), una sorta di “beffa digitale”.

Tante, troppe Sanità diverse 

La verità è che nella Sanità italiana, il processo di innovazione e trasformazione digitale è spesso poco omogeneo.
Si procede in ordine sparso. Manca, probabilmente, una vera regia univoca che trasformi i tanti strumenti in un “concerto”.

E così accade che, come commenta Chiara Sgarbossa a proposito di quanto sottolineato da Pillon riguardo al ‘problema della fustella’, “la nostra Sanità è davvero varia! In Lombardia, ad esempio, non è più obbligatorio stampare il promemoria delle ricette di farmaci prescritte da MMG/PLS da inizio 2021 per apporre la fustella” grazie a un accordo tra Federfarma Lombardia e Regione Lombardia.

Insomma, un bel caos.
Ti sposti di Regione e non vale più nulla (o quasi) di quello che fai nella Regione accanto.

Ricetta elettronica e ricetta dematerializzata spariranno? Solo un misunderstanding 

Tornando al punto della questione, e alla confusione mediatica che si è generata, ossia al fatto che, in realtà, non vi sia alcuna eliminazione delle ricette dematerializzate, ma solo un “cambio di prassi”, fa chiarezza anche Andrea Lisi, Avvocato, Divulgatore scientifico Digital & Law e Presidente di Anorc Professioni:

“In piena emergenza Covid – spiega Lisi ad Agenzia DIRE – eccezionalmente si è pensato bene di evitare la consegna da parte dei medici del promemoria cartaceo della ricetta medica digitale inserita nel sistema Ts, sbloccando l’attivazione di una procedura alternativa di consegna in forma digitale.
Qui la fantasia nelle prassi si è sbizzarrita, utilizzando sms, whatsapp e persino le comunicazioni e-mail. Tutti sistemi notoriamente non sicuri e da evitare in caso di invio di informazioni piuttosto delicate, perché contengono dati sanitari. Ho la sensazione che il dibattito stia montando anche in questo caso un misunderstanding mediatico nella foga di voler attaccare il governo Meloni in materia di digitale, ancor prima che inizi ad avviare qualcosa.

La questione – charisce Lisi – non è l’abolizione della ricetta medica digitale – che è una realtà dal 2011 che non va assolutamente messa in discussione, anzi va valorizzata e resa ancora più affidabile nel sistema in uso – ma quanto senso abbia ancora utilizzare un promemoria dematerializzato e gestito attraverso protocolli paragonabili all’invio di una cartolina cartacea e che mettono quindi a repentaglio i diritti e le libertà dei cittadini interessati.
In estrema sintesi, quindi, non credo proprio che il Governo voglia davvero eliminare le ‘ricette dematerializzate’, ma stia soltanto mettendo in discussione una prassi adottata in emergenza Covid che comportava l’invio telematico di dati sanitari attraverso canali poco sicuri.
Le intenzioni sono solo quelle, quindi, di evitare che questa prassi possa continuare – conclude l’avvocato Andrea Lisi – permettendo l’evoluzione del sistema ed evitando la consegna di questi promemoria attraverso canali telematici inaffidabili”.

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