Digital Health governance

Sanità digitale e telemedicina: governance, infrastrutture e sfide per il sistema sanitario



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Accessibilità, formazione, interoperabilità, remunerazione delle prestazioni e sostenibilità economica: così sanità digitale e telemedicina, tra opportunità e complessità, possono trasformare l’assistenza sanitaria

Pubblicato il 9 giu 2025



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Il percorso di trasformazione della sanità italiana si gioca sempre di più sul connubio tra sanità digitale e telemedicina, essendo quest’ultima parte integrante del successo della prima.

A tal proposito, la tavola rotonda tenutasi nell’ambito del convegno “Sanità Digitale: i germogli della trasformazione” organizzato di recente dall’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano ha riunito i principali stakeholder istituzionali per fare il punto sullo stato di avanzamento delle infrastrutture, sull’inclusività dell’innovazione e sulle prospettive della telemedicina post-PNRR.

I contributi di Davide Belli (FAND), Alice Borghini (AGENAS), Giovanni Delgrossi (Regione Lombardia), Pietro Giurdanella (FNOPI) e Nicola Stabile (Federfarma) hanno offerto uno spaccato realistico delle potenzialità e dei limiti attuali di sanità digitale e telemedicina, con un focus sulle disuguaglianze d’accesso, la sostenibilità operativa e la necessità di modelli integrati e partecipati.

Una sanità digitale più equa e inclusiva

Davide Belli, consigliere nazionale FAND, ha aperto l’intervento sottolineando il divario crescente tra innovazione tecnologica e capacità delle persone di accedere effettivamente ai servizi digitali. Ha evidenziato che oltre il 75% degli over 75 è in condizione di analfabetismo digitale, rendendo estremamente complesso l’uso di strumenti quali, ad esempio, il Fascicolo Sanitario Elettronico.

Secondo Belli, il diabete rappresenta un banco di prova emblematico: con circa 4 milioni di pazienti in Italia e un costo annuo stimato in oltre 20 miliardi di euro, l’onere sociale e sanitario è altissimo (e, in questo caso, le tecnologie per il monitoraggio non invasivo della glicemia sono un esempio di come sanità digitale e telemedicina possano rappresentare un’opportunità da non trascurare per migliorare l’assistenza sanitaria, ndr.).

La difficoltà di accesso alle credenziali SPID e la frammentarietà dei servizi digitali, spesso non progettati per utenti fragili, rischiano di aumentare l’esclusione.

Belli propone un maggiore coinvolgimento delle farmacie, viste come presidi accessibili, per facilitare l’inclusione digitale dei pazienti cronici, a fronte della carenza di specialisti endocrinologi e dell’allungamento dei tempi di visita e delle liste d’attesa.

Sanità digitale e telemedicina: serve una governance sostenibile

Alice Borghini, dirigente dell’UOSD Sanità Digitale e Telemedicina di AGENAS, ha ribadito l’importanza della pianificazione condivisa per garantire la sostenibilità delle iniziative avviate con il PNRR in sanità. La dirigente ha sottolineato che il consolidamento delle piattaforme digitali richiede cooperazione costante tra istituzioni centrali, come Ministero della Salute e Dipartimento per la Trasformazione Digitale, per ottimizzare le risorse e prolungare gli effetti degli investimenti.

Secondo Borghini, il rischio maggiore è quello di progetti digitali “a termine”, non strutturati, che una volta terminati i finanziamenti straordinari rischiano di non produrre impatti durevoli e, quindi, innovazione di valore in Sanità.

L’esperto ha quindi richiamato la necessità di una visione di lungo periodo, fondata su economie di scala e governance interistituzionale, per rendere la telemedicina una componente stabile dell’offerta sanitaria nazionale basata sulla sanità digitale.

Telemedicina: l’esperienza lombarda

Giovanni Delgrossi, dirigente della Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia, ha illustrato il modello regionale di implementazione delle soluzioni digitali e di telemedicina, con particolare attenzione all’equilibrio tra innovazione tecnologica e sostenibilità.

Il dirigente ha messo in guardia contro il rischio di compromettere i “pilastri organizzativi” già consolidati, evidenziando l’importanza di difendere le scelte strutturali che garantiscono continuità e qualità.

Delgrossi ha sottolineato l’efficacia delle tariffe definite per la telemedicina come strumento per garantire remunerazione adeguata, sostenibilità dei costi e attrattività anche per i soggetti privati accreditati. In Lombardia, dove la componente di privato accreditato è particolarmente forte, le tariffe per la telemedicina sono già operative e costituiscono uno stimolo per investimenti infrastrutturali e per un’offerta assistenziale estesa anche al di fuori dell’Ospedale.

Sanità digitale e telemedicina: cosa serve perché possano affermarsi davvero

Pietro Giurdanella, Consigliere FNOPI, ha incentrato il suo intervento sulla necessità di un cambio di paradigma organizzativo.

Per il Consigliere, sanità digitale e telemedicina non possono realizzarsi senza un allineamento tra riforme normative, formazione dei professionisti sanitari e presa in carico proattiva dei cittadini.

Giurdanella ha sottolineato che solo attraverso il coinvolgimento attivo dei pazienti sarà possibile portare a compimento il processo di trasformazione in atto.
Il cittadino, secondo FNOPI, deve essere considerato un soggetto corresponsabile e non un semplice destinatario di servizi.

L’infermieristica digitale, la teleassistenza e il telemonitoraggio rappresentano strumenti imprescindibili, ma vanno inseriti in un quadro integrato che non perda di vista la prossimità e la relazione umana nella cura.

Il ruolo strategico delle farmacie

Nicola Stabile, delegato Federfarma Nazionale e presidente di Promofarma, ha rilanciato il ruolo strategico delle farmacie nel nuovo ecosistema della sanità digitale.

Il presidente ha sottolineato che per rendere efficiente il sistema è necessario definire con chiarezza i ruoli di ciascun attore lungo il percorso di cura, soprattutto nei confronti dei pazienti cronici, che assorbono gran parte delle risorse pubbliche (e, proprio per i pazienti cronici, l’aiuto che viene dal digitale può svolgere una funzione fondamentale, ndr.).

Stabile ha auspicato una visione organica e sistemica della sanità, dove la tecnologia non venga gestita in silos ma integrata in processi assistenziali comuni.

Secondo l’esperto, le farmacie possono rappresentare una rete capillare per semplificare l’accesso a sanità digitale e telemedicina, contribuendo così a un sistema sanitario più inclusivo ed efficiente.

Teleriabilitazione: occorre una strategia integrata

La teleriabilitazione rappresenta un ambito chiave ma complesso dell’innovazione digitale in sanità.

Secondo Antonio Robecchi Majnardi – Consigliere Nazionale Simfer – solo alcune attività riabilitative, come i controlli o i teleconsulti, si adattano facilmente alla modalità da remoto. I trattamenti più complessi, specie quelli neuromotori, richiedono spesso la presenza fisica del terapista.

Per garantire efficacia e sostenibilità, è fondamentale stratificare i pazienti, distinguendo chi può essere gestito a distanza. Tuttavia, la mancanza di un riconoscimento economico strutturato e di una chiara regolamentazione frenano l’adozione di queste tecnologie.

La teleriabilitazione ha un grande potenziale – ha sottolineato Robecchi Majnardi – ma serve una strategia integrata per renderla parte stabile del sistema sanitario.

Per una sanità digitale radicata e inclusiva

I contributi emersi nella suddetta tavola rotonda, dunque, restituiscono un quadro variegato ma convergente: sanità digitale e telemedicina non possono essere considerate semplici strumenti, ma vanno inquadrate come un nuovo modo di concepire la sanità.

Perché questa trasformazione sia efficace, è necessario superare le barriere culturali, infrastrutturali e organizzative ancora presenti.

Serve una governance trasversale, una visione a lungo termine e la capacità di mettere davvero le persone al centro. Solo così la sanità digitale potrà diventare un fattore di equità e innovazione stabile nel tempo.

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